Cinquecento dipendenti distribuiti sul territorio in 15 aziende che, tra appalti e subappalti, applicano ad operai e impiegati, a parità di lavoro sei trattamenti economici e normativi differenti. Per questo motivo gli operatori nel settore dell'Igiene Ambientale si sono dati appuntamento stamattina, venerdì 22 marzo, davanti alla Prefettura di Cuneo, per chiedere l'applicazione del contratto nazionale del settore. 'Vogliamo dignità e diritti' hanno gridato i netturbini. Le quattro sigle sindacali (Cgil FP, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Fiadel) hanno indetto uno sciopero su tutto il territorio provinciale, causando qualche disagio per la mancata raccolta dei rifiuti in alcune zone. A presentarsi sotto l'edificio di via Roma sono state un centinaio di persone. I lavoratori hanno denunciato la loro perplessità sull'atteggiamento dei vertici dei consorzi obbligatori per i rifiuti del cuneese (l'Acem di Ceva, lo Csea di Saluzzo, la Cosaber di Alba e il Cec di Cuneo), i quali non si sono confrontati con le parti sociali sul tema nonostante l'intesa raggiunta lo scorso 4 dicembre in Prefettura. Alle 11.30 una delegazione di manifestanti è salita dal Prefetto, Giovanni Russo, per consegnargli un documento congiunto. Francesco Tutone, segretario regionale Fit-Cisl, ha tuonato: "I lavoratori fanno la raccolta rifiuti e bisogna applicare il relativo contratto nazionale. Bisogna finirla con queste gare al massimo ribasso in cui risulta vincente chi paga di meno i lavoratori e chi li sfrutta di più. Attiveremo i canali giuridici". Dello stesso avviso Luca De Conti, referente della Cgil Funzione Pubblica: "Uno sciopero importante e difficile perché la categoria deve mantenere il servizio. Non si può affidare una gara e poi non vigilare sull'applicazione dei contratti".