La Regione Piemonte finanzierà uno studio clinico sull’efficacia e sulla sicurezza dei trattamenti con cannabis terapeutica. Lo studio è promosso dall’azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino e verrà condotto su 90 pazienti. Lo ha annunciato questa mattina l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta durante la seduta della IV commissione del Consiglio regionale.
“L’obiettivo è quello di valutare in modo certo l’efficacia e la sicurezza per i pazienti della cannabis ad uso medico, anche alla luce del fatto che l’utilizzo è in forte aumento ma allo stesso tempo l’argomento è oggetto di dibattito anche a livello scientifico – precisa l’assessore Saitta -. Nelle prossime settimane approveremo in Giunta una delibera per sancire il via libera al progetto, che sarà finanziato con le risorse previste dalla legge regionale che regolamenta l’uso terapeutico della cannabis”.
Lo studio, che avrà una durata complessiva di due anni, è stato approvato nelle scorse settimane dal Comitato etico della Città della Salute e partirà entro la fine del 2018. A coordinarlo la professoressa Paola Brusa del dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università degli Studi di Torino.
Per ottenere risultati attendibili e comparabili è stata scelta una forma farmaceutica standard, una preparazione in capsule a base di olio di cannabis, che sarà fornita per tre mesi a 90 pazienti. I risultati ottenuti dopo questa prima fase permetteranno di sviluppare una seconda fase durante la quale il campione verrà ampliato. Verranno valutati l’efficacia del trattamento in termini di qualità della vita (benessere fisico, emotivo, funzionale e socio-familiare) e l’effettivo rapporto clinico rischio-beneficio dell’impiego della cannabis terapeutica.
“È la prima volta che una regione italiana avvia uno studio di questo tipo – aggiunge l’assessore Saitta, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni -. Per questo motivo chiederò alle altre regioni di intraprendere progetti analoghi, in modo da ampliare il più possibile il numero di pazienti coinvolti e dunque contribuire in maniera significativa a consolidare le certezze scientifiche su questo tema”.