CUNEO - 'La Regione vuole privatizzare l'acqua? Pronti a rivolgerci alla Corte Costituzionale'

Il consigliere regionale Martinetti ha presentato un'interrogazione per fare chiarezza sul presunto progetto di dividere in due l'ATO 4

Redazione 05/12/2019 16:03

 
Un'interrogazione in Consiglio regionale per fare chiarezza sul presunto progetto di dividere in due l'ATO 4 della Provincia di Cuneo consegnandone la metà ai privati: l'ha presentata il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Ivano Martinetti. "Molti amministratori hanno parlato apertamente, ed in sedi istituzionali, di questa prospettiva ma sono ancora troppi i 'buchi neri' nella vicenda - spiega l'esponente pentastellato - In Regione Piemonte non esiste un solo atto formale che vada in questa direzione. Non risulterebbe agli atti nemmeno una dichiarazione da parte di un qualsivoglia esponente della Giunta regionale o della maggioranza. Eppure, stando alle ricostruzioni di alcuni amministratori, si sarebbero susseguite in queste settimane riunioni più o meno formali, per certi versi 'carbonare', mirate a spacchettare in due l'autorità di governo delle acque in provincia di Cuneo. Cosa c'è di vero e cosa di falso?"
 
"Sarebbe grave adottare un metodo per nulla trasparente per riformare un servizio fondamentale che riguarda migliaia di cittadini della Granda - continua il consigliere regionale -. Vogliamo chiarezza, per questo interrogheremo la Giunta in occasione del prossimo Consiglio regionale previsto martedì prossimo".
 
"Da sempre pensiamo sia fondamentale mantenere pubblico il servizio idrico - conclude Martinetti -. E siamo in buona compagnia, concorda con noi il 95% dei cittadini italiani che nel 2011 andò alle urne per evitare la cosiddetta “privatizzazione dell'acqua”. Un concetto sottoscritto a chiare lettere da oltre il 70% delle amministrazioni comunali del territorio che si sono espresse nel marzo 2018. Se qualcuno in Regione Piemonte intende spacchettare in due l'ATO per affidare la metà ai privati, lo dica chiaramente. Non esiteremo a rivolgerci alla Corte Costituzionale, ed a tutte le sedi competenti, per far valere un principio sacrosanto e condiviso dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani".

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