CUNEO - La siccità mette a rischio i rifugi alpini

Le precipitazioni dei primi giorni di aprile non sembrano sufficienti a salvare la stagione: “La situazione è drammatica” dicono gestori e amministratori locali

in foto: il rifugio Pagarì sulle montagne di Entracque

Chiara Carlini 19/04/2022 19:33

Lassù, incastonati sulle cime delle montagne, da dove le dominano maestosi e solitari, ci sono loro, i rifugi alpini.
 
Alcuni sembrano irraggiungibili, talvolta lo sono davvero, e per rifornirsi possono rivolgersi solo al trasporto con gli elicotteri, soprattutto per bombole del gas o casse di vino e birra, o con i muli. E dopo due stagioni a singhiozzo, causa pandemia, in quota i rifugi di montagna dovrebbero prepararsi per fare il pieno, ma dovranno fare i conti con il caro energia e con la crisi idrica dovuta a oltre 111 giorni di siccità dal 9 dicembre 2021 al 29 marzo 2022. Uno dei periodi più secchi degli ultimi 65 anni (dati Arpa Piemonte). Già lo scorso anno alcune strutture avevano dovuto chiudere prima del dovuto perché senz’acqua. Quest’anno alcune strutture sono in procinto di aprire, altre lo faranno verso giugno, ma su tutte incombe l’incognita della carenza idrica.
 
Per capire come le precipitazioni di inizio aprile hanno riequilibrato la situazione, abbiamo contattato i gestori di alcuni rifugi incantevoli e ricchi di storia per farci spiegare come si stanno preparando alla stagione estiva. “Nonostante le modeste precipitazioni dei primi giorni di aprile abbiano portato un po’ di sollievo, la situazione è ancora drammatica e se non succede niente di nuovo finiamo la riserva d’acqua per luglio. E noi, lo ricordo, siamo solo il primo anello di una catena”, ci ha spiegato Andrea Pittavino, conosciuto da tutti come Aladar, che da 31 anni gestisce il Rifugio Pagarì 24 posti letto a 2.650 metri di altitudine nel comune di Entracque. Situato sotto le cime della Maledia, del Peirabroc e del Caïre del Muraion.
 
“Per la prima volta a marzo ho attraversato a piedi il torrente Gesso, in quota a 1500 metri, completamente secco. Non era mai capitato - ha sottolineato Aladar con preoccupazione - con altri rifugi stiamo pensando a delle alternative, a realizzare delle cisterne, ma in quota tutto è estremamente complesso”. Le nevicate di questi giorni non hanno cambiato la situazione? “Se il clima rimane freddo il mezzo metro di neve caduto potrebbe tenere, ma se le temperature si alzeranno, già a inizio maggio sparirà tutto. Noi stiamo reggendo perché siamo ai piedi di un ghiacciaio, ma nel 2007 la parte esterna superficiale si è sciolta completamente, e non era mai successo prima”, ci ha detto Aladar ricordando che oggi i rifugi alpini, sono le prime sentinelle di sorgenti e ghiacciai: “Noi apriremo da metà giugno a fine settembre, ma se la riduzione idrica permane, saremo costretti a chiudere prima”.
 
A conferma del trend negativo, innalzamento della temperatura e riduzione delle precipitazioni, anche Livio Bertaina, da 27 anni gestore del Rifugio Dante Livio Bianco nel comune di Valdieri, con 50 posti letto a 2mila metri di quota: “Per la prima volta quest’anno non abbiamo neve e la riduzione idrica è impressionante. Abbiamo due sorgenti che forniscono acqua potabile alla struttura e una di queste, quella di destra, che normalmente si asciuga a metà agosto, a fine marzo è già senza acqua. Andando a fare dei sopralluoghi ho notato che anche i prati di genzianella e la camomilla di montagna che normalmente si preparano alla fioritura, sono secchi”. Il rifugio Bianco, tra quelli contattati, avendo aperto da pochi giorni sta già facendo i conti con l’emergenza idrica: “Se la situazione continua così, non ci saranno fontanelle aperte o bagni esterni aperti al pubblico. Se mancherà l’acqua dovremmo tagliare l’eccesso, fare economia. Le dico solo - ci dice preoccupato - che se anche la sorgente di sinistra dovesse asciugarsi noi non potremmo fare altro che chiudere. E all’ente parco posso solo chiedere di aiutarci con delle campagne di comunicazione per i turisti che vengono nelle nostre valli. Cartelli sulla strada e opuscoli che facciano capire che la carenza d’acqua è una vera e propria emergenza e che la lotta allo spreco dovrà essere una priorità per tutti”.
 
La situazione è questa: i rifugi sono pronti, i gestori anche, i turisti impazienti di tornare ad inerpicarsi sulle montagne liberi da limitazioni e mascherine, ma l’incognita idrica con le falde in quota asciutte, sarà l’enigma di quest’estate se le cose non cambiano. Ci sono anche situazioni nelle quali l’acqua diventa fonte energetica e la sua carenza mette in difficolta il funzionamento di tutto il rifugio.
 
L’esempio è quello del Rifugio alpino Garelli, una grande struttura con 90 posti letto a 1970 metri di quota. Guido Colombo, che lo gestisce da oltre 43 anni, dal 1996 si è dotato di una micro centrale idroelettrica “collegata al laghetto del Marmores che può raggiungere una velocità anche di 12/13 kW. Nel 2006 abbiamo rinnovato il motore dell’impianto (Irem) e riusciamo ad essere completamente autonomi dal punto di vista energetico grazie all’acqua del laghetto, ma il rischio al quale stiamo andando incontro, con l’attuale carenza d’acqua, è che si possa scendere sotto i 6 kilowatt di potenza. Forni, frigoriferi e impianti non potrebbero più funzionare”.
 
“Negli ultimi anni gestisco il rifugio con mia moglie Adriana e mio figlio Simone, ma nessuno di noi si ricorda una situazione simile - ha aggiunto Colombo - e siamo tra quelli fortunati perché per quanto riguarda l’acqua sanitaria, abbiamo una buona fontana che prende l’acqua sotto i raspelli del Marguareis nella valletta di Sestrera, ma la centralina idroelettrica è la nostra priorità. I 20 o 30 cm caduti in questi giorni, sono ancora pochi”.
 
Il presidente delle Aree Protette Alpi Marittime, Piermario Giordano, si è detto pronto per ogni evenienza: “Cercheremo di assistere tutti i nostri operatori e ci auguriamo che le condizioni meteo possano cambiare. Dopo la pandemia, la carenza idrica è un’altra tegola che si abbatte sulle nostre valli. Sono presidente dal marzo 2020 - ha ricordato Giordano - e purtroppo ci stiamo abituando a gestire il parco affrontando una situazione di emergenza dietro l’altra”.
 
Il Comune di Valdieri, ad esempio, è uno dei Comuni che tra i primi è intervenuto per fronteggiare l’emer genza idrica in alcune zone del paese. Il sindaco Guido Giordana, ha spiegato di aver emesso un’ordinan za di misure urgenti per il contenimento dei consumi idrici (lo scorso 28 marzo n.d.r.): “Dopo aver accertato che la pressione di una delle cisterne era bassa, abbiamo chiesto all’Acda di intervenire caricandola d’acqua fino all’una di notte. Allo stesso tempo abbiamo chiuso le fontane di Valdieri per prevenire gli sprechi e le abbiamo riaperte solo dopo le ultime precipitazioni”.

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