Con un presidio in piazzetta Audiffredi a Cuneo anche il Comitato “Fermare la guerra” ha voluto manifestare la propria contrarietà all’invio delle armi e alla possibile escalation del conflitto russo-ucraino.

 

La mobilitazione si è tenuta nel pomeriggio di venerdì 24, poco prima del grande corteo su via Roma indetto dalle associazioni riunite nel Coordinamento Pace e disarmo. Per conto del Comitato ha parlato il responsabile locale Beppe Lauria, consigliere comunale a Cuneo, che ha lanciato un allarme sul rischio di coinvolgimento diretto dell’Italia: “Si è parlato di forniture di armi difensive, ma i carri armati non sono armi difensive. C’è il rischio concreto di una escalation che ci trascini nel conflitto: non è un’ipotesi peregrina e va stigmatizzata anche la posizione di chi vota per l’invio di armi e poi protesta in piazza per la pace”.

 

Rispetto a questa eventualità, ha aggiunto, “credo sia importante manifestare il nostro dissenso, in pochi o in tanti. Anche il Papa si è speso in quella direzione, dicendo che va ricercata la via diplomatica e non la via delle armi: il nostro è un Paese a cui per anni è stata riconosciuta una straordinaria capacità diplomatica”. “Le scelte del governo - ha concluso Lauria - non nascono qui, sono eterodirette dagli Stati Uniti. Ma l’America la guerra la fa in casa nostra, non sul proprio suolo”.

 

A nome del gruppo cuneese il referente ha riepilogato le attività svolte negli ultimi mesi e ringraziato Massimo Arlechino e Gianni Alemanno, rispettivamente presidente e portavoce nazionali del Comitato “Fermare la guerra”. Manifestazioni analoghe nella giornata di ieri, indette a un anno esatto dallo scoppio delle ostilità dirette tra Russia e Ucraina, si sono tenute in diverse altre città italiane.