“I caseifici piemontesi continuano a trattare in maniera poco rispettosa gli allevatori che ogni giorno conferiscono il latte e contribuiscono così alla buona riuscita dei loro prodotti e dei loro bilanci aziendali. In un momento, come l’attuale, in cui il mercato è positivo per i prodotti lattiero caseari, gli industriali dimostrano una scarsa apertura al dialogo, continuando a proporre ciascuno una propria tabella di qualità, comunque sempre distante da quella applicata nella vicina Lombardia. Così per noi produttori i conti continuano a non tornare, mentre per qualcun altro sì. Non è questo un modo responsabile di intendere i rapporti di filiera. A questo punto basta sforzi a ricercare una tabella qualità del Piemonte, se ne faccia piuttosto una uniforme a quella delle altre regioni d’Italia”. Giampiero Degiovanni, presidente della sezione Latte di Confagricoltura Cuneo, è netto nel commentare la situazione ancora critica che sta vivendo il settore in Piemonte.
Nonostante, infatti, dal mercato giungano notizie che fanno moderatamente ben sperare circa la richiesta e i consumi di latte e formaggi, a preoccupare gli allevatori resta sempre la situazione del prezzo del latte alla stalla, che non riesce a raggiungere livelli remunerativi per le aziende agricole cuneesi e piemontesi.
“Non è possibile che, a parità di qualità del prodotto, ci siano mediamente oltre due centesimi di differenza tra il prezzo del latte in Piemonte e quello della Lombardia - riprende Degiovanni -. È un divario insostenibile per gli allevatori e non giustificato dal mercato”.
Confagricoltura Cuneo analizza poi con amarezza lo stallo dei lavori prodotti, fino ad oggi, dal Tavolo Latte presso l’assessorato regionale all’Agricoltura: “Non ci sono stati passi in avanti e, visti i termini in cui è stato impostato il dialogo da parte degli industriali, riteniamo ormai esauriti gli spazi di confronto – dice ancora il rappresentante di Confagricoltura Cuneo -. I continui passaggi a vuoto, infatti, stanno facendo solo il gioco degli industriali, che non hanno mostrato interesse a trovare soluzioni unitarie e preferiscono procedere in ordine sparso, ciascuno con la propria tabella qualità. Considerata questa situazione dobbiamo pensare seriamente a delle valide alternative per diversificare l’offerta, cercando sempre più la strada dell’aggregazione per avere tutele maggiori, oltre a procedere con una politica di riduzione dei costi operativi, guardando anche ai progressi della tecnologia e della scienza”.