Riceviamo e pubblichiamo:
Ieri (martedì 23 gennaio) è stata una giornata nera per la democrazia: il Senato ha votato il disegno Calderoli, con cui spaccare la Repubblica in staterelli regionali che concorreranno alla spartizione di ciò che rimane del servizio sanitario nazionale e del sistema d’istruzione pubblica, alla frammentazione delle infrastrutture e delle reti energetiche, a scapito del Sud, delle fasce sociali e dei territori più svantaggiati.
Tutti gli aspetti della nostra quotidianità, da ciò che mangiamo a ciò che impariamo a scuola, all’accesso ai farmaci e alle cure, ai contratti di lavoro, saranno stravolti e decisi dall’assessore di turno. Insensibile alle critiche allarmate sollevate da voci autorevoli quali il Servizio Bilancio del Senato, la Commissione Europea, Svimez, Bankitalia, Confindustria, oltre alla mobilitazione dei comitati che denunciano da anni il pericolo scissionista, il governo Meloni porta avanti un disegno con cui tradisce la Costituzione sulla quale ha giurato.
La retorica della “nazione”, usata in modo spregiudicato e stucchevole dalla Presidente del Consiglio, sprofonda nella menzogna e nella vergogna, pronta a incassare la contropartita del premierato, col quale intende coronare il suo disegno autoritario.
Si è arrivati a questo punto anche per l’ambiguità dei maggiori partiti di opposizione, del PD responsabile di aver aperto le porte a questo scempio, con la modifica costituzionale del 2001, con le intese siglate nel 2018 dal suo governo con le regioni del Nord, con i suoi ammiccamenti all’autonomia differenziata negli anni successivi, fino al recente governo insieme con la Lega. A fatto compiuto e con un ritardo sconcertante, oggi un’informazione distratta commenta il misfatto nei talk show e sulle pagine dei giornali.
Ora la legge passerà alla Camera, con un esito più che prevedibile, dato l’ossequio dei parlamentari alle disposizioni ricevute dai loro capi, mentre farfugliano di LEP pur sapendo che non saranno finanziati e garantiti.
La strada è tutta davanti e le prossime settimane saranno impegnative, ma siamo in tanti e tante, nelle piazze, nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro, a difendere da Nord a Sud, con la lotta, i diritti di tutte e di tutti.
Rifondazione Comunista - Federazione di Cuneo