Sono scesi in piazza nella giornata di venerdì 7 agosto, con un presidio davanti alla sede regionale di Aiop a Torino, i lavoratori della sanità privata aderenti ai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
I sindacati hanno chiesto un incontro anche al presidente della Regione Piemonte Cirio per discutere delle inadempienze dei datori di lavoro del settore: “Entro il 30 luglio, - recita la nota ufficiale dei confederali - come da preintesa sottoscritta il 10 giugno, Aris e Aiop (associazioni datoriali di Categoria) avrebbero dovuto convocare le organizzazioni sindacali per la firma definitiva del contratto nazionale collettivo di lavoro della sanità privata. Invece è stato comunicato che ciò non sarebbe avvenuto. Un comportamento scioccante e vergognoso, sulla pelle di tutte le professioniste e i professionisti della sanità privata, definiti eroi quando si tratta di fare profitto e poi privati di ogni diritto. Mai ci era capitato di assistere ad un comportamento tanto irresponsabile”.
La firma del contratto, che dovrebbe giungere dopo quattordici anni di trattative, interessa in provincia di Cuneo aziende di primo piano quali Amos, Casa di Cura Città di Bra, Clinica San Michele di Bra, la Casa di Cura Monteserrat, Orizzonte Speranza e più di mille lavoratrici e lavoratori che in queste realtà operano.
“Con questi soggetti non è possibile contrattare. Ora non rimane che la lotta, arrivando fino allo sciopero nazionale” dichiarano i rappresentanti delle sigle della funzione pubblica: “A fronte del fatto che ministro e regioni tutte si sono impegnati per garantire più risorse al sistema (così da compensare il 50% dell’aumento del costo contrattuale per parificare salari del personale pubblico e privato accreditato) questi soggetti si permettono di non riconoscere gli impegni sottoscritti. Da mesi lavoriamo affinché tutte le garanzie necessarie a portare a buon fine questa trattativa siano assicurate dalle istituzioni e oggi dicono che ancora non basta”.
“Che i cittadini sappiano - concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl - che questi soggetti fanno profitto con risorse pubbliche, che fanno pagare un prezzo altissimo ai lavoratori e non si fanno scrupoli, come è accaduto durante la pandemia, di fare la loro parte solo se possono trarre profitto”.
I sindacati chiedono ora al governo nazionale e alle regioni di intervenire per condannare questi comportamenti e sanzionarli revocando gli accreditamenti: “Ci aspettiamo, a partire dal ministro Speranza, il presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini e tutti gli assessori regionali alla sanità, una presa di posizione pubblica a sostegno delle lotte e dei diritti dei lavoratori e contro questi soggetti che non meritano di lavorare con soldi pubblici. La pazienza è finita, ora è tempo di giustizia”.