“Per ogni serranda che cade si spegne una luce e si crea un vuoto”. Così l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Vittoria Poggio, ha commentato l’abbassamento delle serrande della libreria Paravia di Torino, la seconda più antica d’Italia. Aperta nel 1802, l’annuncio della chiusura è arrivato lo scorso martedì 14 gennaio sulla pagina Facebook della libreria di piazza Arbarello. “Abbiamo ereditato da nostro papà questo affascinante mestiere e abbiamo investito tutte le nostre energie per cercare di farlo nel miglior modo possibile - avevano scritto sui social le proprietarie, le sorelle Nadia e Sonia Calarco, che al Corriere della Sera hanno poi spiegato -. Questo è il prezzo che si paga ad essere librerie indipendenti: i ricavi coprivano a malapena i costi, non era più sostenibile”. Nel mirino il leader mondiale nel commercio elettronico: “Il problema non è il commercio online, che c’è sempre stato, ma Amazon che prima ha attirato i clienti solo con sconti esagerati, poiché in Italia manca una legge che tuteli i librai, e poi li ha abituati ad avere i prodotti a casa in tempi rapidissimi e con un assortimento incredibile”.
’Scrittorincittà’ ha indubbiamente regalato a Cuneo il primato di ‘città del libro’ della Granda e i numeri della Biblioteca Civica di via Cacciatori delle Alpi dimostrano che nel capoluogo di provincia si legge parecchio, almeno gratis, ma qual è il cosiddetto ‘sentiment’ (come scrivono quelli bravi) dei commercianti che hanno un’attività di rivendita libri sull’altipiano? A un’ora di macchina dal capoluogo piemontese dove ieri ha annunciato la chiusura anche Mood, una libreria-bistrot del centro?
Inconfutabilmente c’è preoccupazione per il futuro e i librai ‘di vicinato’ sono piuttosto concordi nell’individuare Amazon come un rivale tosto: “È senza dubbio il nostro competitor principale, in passato si temeva un’esplosione degli e-book, ma non c’è stata: il problema è che manca il ricambio generazionale - spiega risoluta Lidia Cerato, della libreria Stella Maris -. I ragazzi hanno un altro modo di reperire informazioni: i nostri clienti tipo sono over 40, i più giovani hanno come minimo 35 anni, oppure sono bambini, manca la fascia intermedia”. Di proprietà della ‘Fondazione Opere Diocesane’ dagli anni ’60 del secolo scorso, la libreria di via Felice Cavallotti punta molto sull’editoria religiosa e per ragazzi. Secondo la libraia la ricetta per combattere la concorrenza di Amazon sta nel rapporto con il cliente: “Cerchiamo di dare qualcosa in più, di creare una relazione. Ogni settimana organizziamo presentazioni di modo da stabilire un rapporto più diretto”. Un sorriso, un consiglio di lettura e quella competenza impossibile da trovare sullo schermo di un un computer o di uno smartphone.
Un rimedio analogo a quello proposto da Nello Fierro, che nella sua Libreria dell’Acciuga di via Dronero propone testi ‘alternativi’, di piccole case editrici e di autori indipendenti. “Attraverso incontri, laboratori e gruppi di lettura cerco di promuovere un legame tra una comunità che abbia gli stessi interessi”. La decisione di aprire una libreria è stata maturata, nel 2016, in un periodo in cui la crisi era già iniziata: “Una scelta forse poco razionale, ma avevo voglia di fare una proposta diversa dall’esistente, seguendo il solco della tradizione”. L’attività di Fierro si caratterizza per il nome, legato alla storia delle nostre valli, un omaggio alla valle Maira, da dove arrivavano gli ‘anciuè’. Ed è proprio per un volume che parla di una delle aree più belle e incontaminate della Granda che passa parte della ‘lotta’ ad Amazon. “Uno dei libri a cui mi sono affezionato nella mia breve esperienza - spiega Fierro -. è stato ‘Un anno di vita in montagna’, scritto da due ragazzi romani che si sono trasferiti in val Maira. È un libro autopubblicato che a Cuneo si può trovare solo da noi”. Una vicenda di ‘resistenza culturale’, in controtendenza allo spopolamento delle valli che sembra destinato a produrre la sparizione di interi paesi e che ricorda la tenacia della libreria dell’Acciuga, ‘avamposto intellettuale’ in una via del centro storico che si caratterizza principalmente per la presenza di ristoranti.
Nel 2013 Francesca Cavallera ha fatto una scelta singolare, aprendo nella suggestiva Contrada Mondovì un negozio di libri usati. “È vero che in molti scelgono Amazon, ma più che una questione di prezzo credo ci sia dietro la velocità - spiega la giovane commerciante, rivelando di avere avuto sì un decremento del giro di affari, ma piuttosto limitato se paragonato ad altre realtà -. Da quando ho aperto ho registrato un calo di circa il 10 percento, nonostante i nostri prezzi siano molto più competitivi di quelli dei rivenditori online (i volumi sono rivenduti a metà del prezzo di copertina n.d.r.)”. “Lo svantaggio è di avere un magazzino limitato, quando vendo un libro difficilmente ne ho una seconda copia in casa - continua la titolare di Senza Polvere -. Il vantaggio, oltre al costo ridotto, è quello di poter trovare edizioni fuori catalogo o in edizione limitata”. La soluzione? “Credo che nel mercato ci sia spazio per tutti - conclude la libraia del centro storico -. Bisogna ridestare l’interesse dei giovani verso i libri, a partire dalle ‘letture estive’ della scuola: a giugno gli insegnanti danno i ‘soliti autori’, ma c’è un mondo letterario meno impolverato che meriterebbe più attenzione”. Qualche nome? “Bukowski, John Fante, Chatwin, Henry Miller o la Nothomb”
Le librerie sono destinate alla chiusura come sostengono i fanatici dell’e-commerce? No, semmai non per solo per l’apparentemente insostenibile concorrenza dei negozi telematici. Almeno secondo il titolare dell’Ippogrifo Paolo Robaldo, titolare di due punti vendita sull’altiopiano. Allo storico negozio di piazza Europa, aperto nel 1967, nel 2003 ha affiancato il Bookstore di corso Nizza: “Fino a sei o sette anni fa gli indici di lettura e la fruizione erano in crescita, poi c’è stata un’inversione di tendenza - constata amareggiato l’imprenditore -. Basta salire sul vagone di un treno o su un autobus per vedere che quelli con un libro in mano sono pochissimi, la maggioranza smanetta con lo smartphone”. I dati gli danno ragione: nel 2018 l’Istat ha certificato che solo il 40,6 percento degli italiani legge almeno un libro all’anno, mentre una famiglia su dieci non ha libri in casa. Coloro che leggono almeno 12 libri all’anno, i cosiddetti 'lettori forti' sono solo il 14 percento della popolazione. Percentuali molto basse che collocano l’Italia nelle posizioni di coda nella classifica europea, seguita solo da Cipro, Romania, Grecia e Portogallo.
In parlamento è pronta una legge che prevede la normazione del settore e che potrebbe, come in un libro game, dare un finale di speranza. Il testo prevede un massimo di sconto del 5%, l’istituzione di una ‘Carta della Cultura’ di 100 euro per chi appartiene a nuclei familiari svantaggiati e incentivi per chi esercita l’attività in modo prevalente con la creazione di un ‘albo’ delle librerie. “Al momento la legge è passata alla Camera, ma si è arenata al Senato” spiega Nello Fierro, che all’attività principale affianca la passione per la politica (già candidato sindaco, è consigliere comunale di minoranza a Cuneo n.d.r.). Il provvedimento non dovrebbe incontrare resistenze, in quanto tutti i partiti si sono espressi favorevolmente, ma l’approvazione è inspiegabilmente ferma, in attesa di un lasciapassare dal ministero dell’Economia e delle Finanze.
Se passasse equiparerebbe il nostro paese alla Francia e alla Spagna, dove il limite massimo di sconto sui libri è del 5%. In Germania non è possibile praticare riduzioni dal prezzo di listino, mentre in Inghilterra la liberalizzazione ha portato alla chiusura di moltissime librerie. “Sarebbe una buona legge, che porterebbe certamente effetti positivi - conferma Robaldo -, ma ci sono altre azioni che potrebbero essere adottate, come gli sgravi fiscali sui libri: i cambiamenti vanno governati, speriamo che quando verrà fatto non sia troppo tardi. Le grandi multinazionali pagano pochissime tasse, facendo concorrenza sleale”. Una minoranza ‘silenziosa’, che sta dalla parte dei librai c’è, conclude il titolare dell’Ippogrifo: “In molti non credono in un mercato formato dagli algoritmi e da bisogni forzati”.
La battaglia in favore dei negozi di libri non è soltanto una questione di tutela dell’esistente e di posti di lavoro, ma di varietà e diffusione della conoscenza, alle quali le librerie indipendenti contribuiscono significativamente. La classifica italiana del 2019, se paragonata alla pur imprecisa graduatoria dei libri più venduti di sempre è piuttosto indicativa. Se, oltre alla Bibbia e al Corano, tra gli autori dei volumi più letti della storia mondiale figurano Tolkien, Tolstoj, Nabokov e Salinger, l’anno scorso su Amazon ha primeggiato ‘Le Corna stanno bene su tutto’ dell’influencer Giulia De Lellis. Chi scrive non ha ancora trovato il tempo di leggere il best seller della protagonista dei programmi di Canale 5 e sarebbe certamente inopportuno esprimere un giudizio su qualcosa che non si conosce, cionondimeno la sensazione è che il dato dovrebbe suggerire ai nostri parlamentari un’accelerazione sull’approvazione della legge che sta prendendo polvere sugli scaffali di palazzo Madama.