“I rincari dell’energia si sono abbattuti sulle piccole imprese con un peso insostenibile. Tante aziende sono a rischio sopravvivenza”. Questo il grido d’allarme lanciato da Giorgio Felici, presidente regionale di Confartigianato imprese, alla guida della sua storica attività di famiglia, in una delle zone più belle dell’altopiano: la Tipografia Piemonte. Felici parla al ritorno da un evento a Fossano, in una delle tante occasioni nelle quali è andato a coordinare il trasporto di un nuovo carico di aiuti per l’Ucraina, promosso all’associazione di categoria degli artigiani cuneesi. “Ieri sono partiti due pullman turistici pieni di viveri, farmaci e prodotti di prima necessità che torneranno indietro con persone, quasi sempre donne e bambini, da accompagnare in Italia dove hanno parenti ad aspettarli o presso centri che li possano accogliere - ha spiegato Felici – dobbiamo ringraziare Aldo Caranta, uno dei nostri dirigenti, che ha messo a disposizione, come hub logistico, il capannone della sua azienda di autotrasporto”.
Felici è orgoglioso che la Confartigianato di Cuneo, insieme a Specchio dei tempi, sia stata tra le prime associazioni di categoria a mobilitarsi nella raccolta di aiuti per gli ucraini, ininterrottamente: “Dai primi di marzo non ci siamo mai fermati”.
Due anni di emergenza da pandemia, crisi energetica con caro bollette e carburante alle stelle, e adesso anche il conflitto alle porte d’Europa, presidente. In precedenti dichiarazioni aveva definito la situazione come “la tempesta perfetta”.
“Più che una tempesta, oggi stiamo vivendo un vero e proprio Tsunami. Tante aziende sono a rischio sopravvivenza. Non abbiamo gli strumenti per difenderci. Manca in Italia una politica industriale seria e manca una visione a lungo termine”
La situazione è drammatica...
“Siamo in una situazione di grandissima debolezza anche perché non abbiamo una politica estera autonoma. Con la scusa che se ne sarebbe dovuta occupare l’Unione europea, cosa che non ha mai fatto, noi a differenza di Francia e Germania non abbiamo sviluppato una rete di rapporti con i Paesi fornitori di energia”
Chi ci guadagna dalle bollette alle stelle?
“Purtroppo, o per fortuna, ci guadagna sicuramente anche lo Stato perché incassa l’IVA su questi aumenti. E poi, sicuramente, i gestori delle compagnie elettriche e di gas. Anche se ho una visione liberale in economia, sono convinto che un asset importante come quello energetico, non dovrebbe essere in mano ai privati. A tale proposito, ricordo la famosa “lenzuolata” delle privatizzazioni dell’allora ministro Bersani. Purtroppo, abbiamo visto soggetti non votati al bene della nazione a gestire settori fondamentali come le risorse energetiche”
Quali soluzioni secondo lei?
“Ci sono molte materie prime che potrebbero essere gestite con una politica estera intelligente, autonoma e con più interlocutori. A questo dovremmo aggiungere una filiera della logistica e dei trasporti da completare, semplificare e rendere funzionale. L’abitudine tutta italiana di dire no a: trivelle, invasi, nucleare, Tav, autostrade, aree portuali ci rendono fanalino di coda in Europa per il trasporto merci”
Oggi, a suo parere, paghiamo il prezzo di quei no?
“Le faccio un esempio. Una pasticceria con marito, moglie e un dipendente. Fatturato 60/70mila euro l’anno, spesa energetica annuale media di 5mila euro, si vedono oggi alzare le bollette fino a 12 o 14 mila euro. Le assicuro che il margine di questa impresa viene totalmente eroso e non vale la pena restare aperti. Si perdono eccellenze, si perdono quote di mercato e tutti questi spazi vengono occupati dalla grande distribuzione”
Cosa potrebbe fare il Governo?
“Completare la filiera logistica, ridurre le accise sul carburante, estrarre gas nazionale, sfruttare tutte le risorse che l’Italia può esprimere e mettere in campo tutte quelle azioni che possano sostenere le imprese italiane”