CUNEO - Le Unioni Montane scrivono ai candidati alla presidenza della Regione: "Una nuova governance per la montagna"

La lettera inviata dal Tavolo delle Unioni Montane, coordinato dalla Provincia: "Si avvii un confronto entro i primi cento giorni dall'insediamento"

Redazione 29/05/2024 12:31

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal Tavolo delle Unioni Montane, coordinato dalla Provincia di Cuneo, ai cinque candidati alla presidenza della Regione Piemonte.
 
In vista delle imminenti giornate elettorali dell’8-9 giugno per la definizione della nuova composizione del Consiglio della Regione Piemonte, il Tavolo delle Unioni Montane della Provincia di Cuneo intende porre alla Vostra attenzione alcune problematiche che hanno condizionato in questo ultimo decennio, e rischiano di condizionare sempre di più in futuro, la governance, la gestione e l’operatività a favore del territorio degli Enti che rappresentiamo.
 
In conseguenza dell’entrata in vigore della cosiddetta Legge Maccanti (L.R. 11/2012), anche il territorio montano cuneese ha dovuto affrontare, come è noto, un lungo e complesso processo di riorganizzazione che ha visto svilupparsi le nuove Unioni Montane (in luogo delle ex-Comunità Montane), organismi di fatto fortemente indeboliti rispetto al passato sia dal punto di vista della stabilità della composizione territoriale sia in termini di definizione delle competenze e incisività del potere decisionale.
 
Numerosi sono i punti di debolezza che caratterizzano le Unioni Montane di oggi che, anziché poter operare in modo omogeneo e integrato tra loro, ciascuna portavoce dei propri fabbisogni nel rispetto della specificità dei singoli territori, e rapportarsi con efficienza con le altre istituzioni, si scontrano quotidianamente con:
1 - una composizione territoriale spesso incongrua e non sempre definita con l’obiettivo di costruire occasioni di coinvolgimento reale delle istituzioni, della popolazione locale e delle imprese in progetti di sviluppo sostenibili grazie all’aggregazione di aree omogenee per geografia e confini, per affinità socio-economiche, per storia e identità culturale, per vocazione, aspetti che dovrebbero avere, al contrario, assoluta priorità nel guidare le scelte di zonizzazione;
2 - una composizione territoriale poco stabile nel tempo: numerose Unioni hanno visto, in questi anni, la fuoriuscita di uno o più Comuni o successive e ripetute riaggregazioni formali, con la conseguente interruzione della continuità geografica nella valle interessata, la compromissione inevitabile dei piani e dei progetti avviati, la fragilità dei servizi afferenti al welfare originariamente erogati in comune e a favore dell’area vasta;
3 - una minor chiarezza, rispetto al passato, nell’attribuzione dei ruoli e delle funzioni tra l’Unione Montana e i Comuni associati. Questo aspetto è fortemente correlato alla volontà del singolo Ente locale, che può delegare o meno, e in modo incostante nel tempo, tutte o parte delle funzioni all’organismo sovralocale, creando via via difficoltà nella gestione del personale e nell’operatività dell’Unione, nel rapporto con i residenti, questi ultimi spesso disorientati e costretti a convivere con una forte incertezza nel rapportarsi con quelle che dovrebbero essere le istituzioni prioritarie di riferimento;
4 -una difficile relazione con le altre istituzioni e realtà sovralocali, si pensi alla stessa Provincia di Cuneo, un tempo luogo di incontro e di confronto costante per le Comunità Montane, bisogno cui intende rispondere in questa fase proprio il Tavolo delle Unioni Montane Cuneesi. I rapporti sono condizionati anche quando si tratti di altre aggregazioni territoriali che gestiscono risorse pubbliche, come ad esempio i Gruppi di Azione Locale vocati allo sviluppo rurale, le Green Community volute dal PNRR e dalla Regione, le SNAI, gli Enti di gestione delle Aree Protette, i Consorzi socio-assistenziali, I Distretti del commercio, i Distretti del cibo,…; 
5 - un più difficoltoso confronto delle Terre alte con le Città e i Comuni del pedemonte con l’impossibilità, di fatto, di strutturare rapporti tra gli Enti basati su un approccio metro-montano che proponga un modello alternativo non urbano-centrico attraverso lo scambio di competenze, il flusso delle persone verso le aree interne per contribuire ad attenuare la perdita di popolazione, l’erogazione diffusa di servizi equivalenti, una sussidiarietà efficace, relazioni economiche di rete e di partenariato pubblico-privato, l’accoglienza in chiave contemporanea di culture diverse per generare, quindi, reciproci significativi benefici; 
6 - la difficoltà nella gestione aggregata dei servizi essenziali per la popolazione (socio-assistenziali, sanitari, per la mobilità, digitali, scolastici, culturali, del commercio, ecc.): questi risultano inoltre sempre più rarefatti o di difficile accessibilità, anche tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione, tanto da rendere ogni giorno meno vivibili i luoghi. In particolare si pone oggi l’accento su quelli sanitari, il cui progressivo depauperamento a livello territoriale degli ultimi anni ha indebolito fortemente le valli, con il conseguente congestionamento delle strutture sanitarie di pianura. La stessa disomogeneità tra le zone più interne e quelle di bassa valle più urbanizzate comporta di fatto l’offerta di servizi concentrata nelle aree a bassa quota, se non nei Comuni esterni alle valli. La mancanza di servizi alle famiglie e ai giovani residenti in modo permanente nelle aree più interne, aspetto sul quale Unioni Montane coerenti e stabili potrebbero fortemente incidere, ne comporta il progressivo abbandono e non costituisce certamente un’attrattiva per nuovi potenziali residenti;
7 - la difficoltà ad affrontare, nel quadro attuale, tematiche come i Cambiamenti Climatici e la Transizione energetica, rispetto alle quali le Unioni potrebbero assumere un ruolo determinante nella governance delle risorse, ad iniziare dalla risorsa acqua, la cui gestione deve essere sviluppata nel rispetto di una dimensione valliva;
8 - non da ultimo la condizione in cui operano gli Amministratori delle Unioni Montane, costretti a gestire responsabilità e bilanci anche molto consistenti in una perenne incertezza e senza percepire indennità di carica.
 
Queste difficoltà rendono le Unioni Montane il soggetto debole del territorio, proprio nel momento in cui gli Enti sovraordinati, e in particolare la Regione Piemonte, avrebbero bisogno di un interlocutore quanto mai forte e rappresentativo in grado di costituire un efficace supporto a ogni politica e legislazione volte a favorire lo sviluppo locale delle aree montane piemontesi che, sommate a quelle collinari, rappresentano oltre il 70% del territorio regionale (77,4% della Provincia di Cuneo).
 
Gli elementi sopra sintetizzati vogliono rappresentare la base per avviare concretamente un dibattito con il futuro Presidente della Regione e con il nuovo Consiglio Regionale.
 
In relazione a questa prospettiva, si manifesta l’esigenza che, entro i primi 100 giorni dall’insediamento, venga dato avvio a un confronto permanente nel cui ambito si possano far emergere esigenze trasversali e specifiche e si possano creare le indispensabili sinergie per ri-costruire un sistema di Enti sovralocali geograficamente compatti e stabili dal punto di vista dei territori coinvolti cui affidare il coordinamento e la gestione di funzioni definite ed efficaci per la nostra montagna. La definizione di criteri di scelta per la definizione delle Unioni Montane, in termini di geografia e di ruoli, potrà contribuire ad affrontare tematiche importanti quali l’impoverimento demografico, la contrazione dei servizi per il welfare, la fragilità idrogeologica e i Cambiamenti Climatici, la Transizione energetica, i fabbisogni del mondo imprenditoriale cruciali per la permanenza della popolazione nella montagna cuneese e per il suo futuro sviluppo sostenibile.
Auspicando, nell’imminenza del confronto elettorale, la possibilità di un incontro per illustrare più compiutamente quanto qui brevemente espresso, rivolgiamo i più cordiali saluti.
 
IL TAVOLO DI COORDINAMENTO DELLE UNIONI MONTANE DELLA PROVINCIA DI CUNEO
 
U.M. Alpi del Mare
U.M. Alpi Marittime 
U.M. Alta Langa
U.M. Alta Val Tanaro 
U.M. Barge e Bagnolo 
U.M. Comuni del Monviso 
U.M. Mondolè
U.M. Mongia, Cevetta, Langa Cebana, Alta Bormida 
U.M. Valle Grana 
U.M. Valle Maira 
U.M. Valle Stura 
U.M. Valle Varaita 
U.M. Valli Tanaro e Casotto
 
Per il Tavolo di Coordinamento delle Unioni Montane della Provincia di Cuneo
 
IL CONSIGLIERE DELEGATO
Silvano DOVETTA              
 
IL PRESIDENTE
Luca ROBALDO

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