CUNEO - L’inciviltà di chi cambia Comune per buttare la spazzatura (e di chi non fa la differenziata)

Il cambiamento climatico è ora, percepiamo sulla nostra pelle che qualcosa non funziona come prima. Nonostante ciò, i comportamenti irresponsabili sono ancora all'ordine del giorno

Micol Maccario 29/07/2023 07:14

In Italia si parla di raccolta differenziata almeno dagli anni ’70 del ‘900. Ci hanno insegnato a dividere i rifiuti e riciclare fin dalla scuola dell’infanzia, eppure, c’è qualcuno che ancora oggi fa di tutto per evitare l’immensa fatica di buttare la carta con la carta e il vetro con il vetro. Quello che più mi stupisce è che anche di fronte ai danni ormai insanabili che l’uomo ha provocato al pianeta, loro, gli analfabeti ambientali, imperturbabili, continuano a buttare tutto insieme nel più totale menefreghismo.
 
Vivo in una frazione in cui ci sono più case che residenti, situata nel Comune di Gaiola, in valle Stura. Durante l’estate però arrivano alcune persone in villeggiatura da altre zone del Piemonte e dalla Francia e questo piccolo angolo di paradiso immerso nella natura si riempie di un vociare leggero e piacevole. Non immaginatevi comunque una metropoli, saremo una quarantina di persone, non di più. La frazione di Bedoira fa parte di quei Comuni del cuneese in cui non è stata ancora introdotta la raccolta porta a porta e che è priva di cassonetti con la chiave. Chiunque, quindi, potenzialmente può buttare la spazzatura da noi, anche se la legge stabilisce il contrario. Bedoira non è esattamente il luogo più comodo in cui andare a gettare i propri rifiuti se non si vive qui. Per arrivarci è necessario fare una salita ed è collegata alle altre città solo dalla via militare (pedonale, quindi percorribile unicamente a piedi o in bicicletta) o dalla strada statale, priva di marciapiede. È quindi praticamente sempre necessario prendere l’automobile. Eppure, c’è qualcuno per cui è comodo salire in macchina e venire fino a Bedoira da altri Comuni unicamente per gettare la propria immondizia.        
 
Il risultato? Cassonetti dell’indifferenziata pieni di vetro, plastica, carta e alluminio. Me ne sono accorta la prima volta quando qualche giorno fa ho visto le buste straripare da un cassonetto e una borsa appoggiata a terra. Vivo qui da ventisei anni e non era mai successo prima. Il servizio garantito dal Comune è davvero efficiente e a Bedoira non siamo abbastanza nemmeno nella stagione estiva per riempire i due cassonetti dell’indifferenziata. Quindi mi sono avvicinata. Da quelle borse trasparenti si intravedeva di tutto: bottiglie di vino (n.b. la spazzatura del vetro è attaccata a quella dell’indifferenziata), lattine di Coca-Cola, scatole di carta, tetrapak, scarti di cibo. Per curiosità ho aperto il secondo bidone dell’indifferenziata. Era vuoto, completamente. Non c’era nemmeno una borsa. Qualcuno aveva buttato tutto insieme, l’aveva accumulato nello stesso cassonetto e a terra senza nemmeno provare a guardare se quello vicino fosse pieno.   
      
Da casa mia si vedono chiaramente quei bidoni. Una delle scorse sere, intorno alle 22, ero davanti alla porta d’ingresso e ho sentito una macchina arrivare dalla via militare (sempre ciclabile, ma questo a tal punto è il problema minore). Qualcuno è sceso rapidamente e ha buttato delle borse nella spazzatura dell’indifferenziata per poi ripartire. Ringraziamo che il servizio comunale funzioni, in caso contrario avremmo già una mini discarica, esattamente come succede in altre grandi città d’Italia. Ma davvero siamo arrivati al punto in cui è più comodo muoversi da un altro Comune in macchina la sera per buttare la spazzatura tutta nello stesso sacchetto rispetto a dividere l’immondizia nei vari contenitori e gettarla davanti a casa propria? Certo, la colpa non è solo loro. Non tutti qui, infatti, fanno la raccolta differenziata nel modo corretto. Può capitare a chiunque di sbagliare o di non sapere dove si butta un dato rifiuto. Ma è proprio in quei momenti che viene in soccorso il prezioso aiuto del mezzo che tutto sa: internet.       
          
In buona parte del cuneese questa volta siamo stati graziati. Niente grandine dalle dimensioni di palline da tennis, nessun albero secolare è stato sradicato, nessun incendio si è divorato il nostro patrimonio ambientale e culturale (sì, sappiamo che la colpa è dei piromani, ma sappiamo anche che il cambiamento climatico favorisce la propagazione degli incendi. No, non lo diciamo io o la redazione, lo dice la scienza). Questo non significa che il cambiamento climatico qui non sia in atto. Non sono sporadici fenomeni di maltempo, non è un caso, non “ha sempre fatto così caldo d’estate”. È il cambiamento climatico. E no, non lo risolveremo semplicemente buttando il vetro nel contenitore del vetro. Ma essere parte di una comunità significa anche fare di tutto perché quella comunità viva nel miglior modo possibile. Se ciò che posso fare io oggi è l’indifferenziata, allora la faccio.       
 
A questo gesto bisognerebbe aggiungerne molti altri: limitare i consumi, mangiare più vegetale, fare la spesa in modo consapevole, evitare i prodotti dell’industria del fast fashion. Sarebbe importante anche non fare disinformazione sul cambiamento climatico. Se il giornalista di destra o il politico di turno dicono “io nemmeno sudo, non c’è il cambiamento climatico” sta a noi prendere il telecomando e cambiare canale, non comprare più quel giornale, informarci altrove. Quella che fanno molti media si chiama disinformazione ed è profondamente nociva.       
   
Non tutte queste azioni sono facilmente attuabili fin da subito. Ma se non sappiamo nemmeno fare la raccolta differenziata, mettiamoci l’animo in pace sugli altri accorgimenti. E sì, lo sappiamo che una buona fetta di colpa è da imputare al consumismo degli scorsi decenni, all’uso dei combustibili fossili e alle grandi industrie. Ma se al posto di guardare ciò che ormai è stato fatto provassimo a fare noi qualcosa di concreto perderemmo meno tempo in chiacchiere e faremmo qualche piccolo passo avanti. Se invece vogliamo continuare a rimanere indifferenti di fronte a chi non rispetta l’ambiente (e le persone) davanti a noi, beh, buona fortuna per i prossimi anni. Il caldo a quel punto sarà il problema minore.          

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