Nel prossimo mese di dicembre, tra il 7 e il 9, si terrà a Briançon un grande convegno internazionale in tema di rifugi, su iniziativa del parco nazionale francese degli Écrins. Uno sguardo a 360 gradi, con interventi che spazieranno dagli aspetti costruttivi e di manutenzione alla gestione, alla fruizione in tempi di cambiamenti climatici. Si parlerà dell’identità stessa delle strutture in alta quota: alberghi o punti di appoggio per quanti vogliono vivere un’esperienza speciale in natura, anche a costo di rinunciare a qualche comodità?
È un tema evocato in una lettera che Marco Bassino, giovane gestore del rifugio Questa, ha spedito in questi giorni al presidente generale del Club Alpino Italiano. Sono righe in cui si legge la frustrazione di chi si adopera per offrire un servizio che non sempre viene apprezzato, il malcontento verso una certa categoria di frequentatori che in verità, a mente lucida, andrebbe individuata più che in certi gruppi CAI in una fascia di appassionati sempre più un’ampia, comprendente iscritti e non al sodalizio, in molti casi neofiti post Covid, che non hanno "alcuna cultura della montagna e dell’ambiente". Al di là dello sfogo momentaneo, dalla lettera di Bassino emerge una richiesta significativa rivolta al Club Alpino Italiano: c’è un gran bisogno di educare alla montagna, di formare e informare. Un compito che, in primis, non può che spettare al sodalizio che da statuto “ha per scopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale” e che con i suoi oltre 326 mila soci (dato 2022) è una delle più importanti realtà associative in Italia.
Egregio presidente Antonio Montani,
da tre anni gestisco il piccolo rifugio Emilio Questa nel Parco Naturale Alpi Marittime a 2388 m di quota. Fino ad alcuni anni fa il rifugio era Vostro, ma poi i proprietari dei terreni con una causa ne sono "venuti/tornati" in possesso. Questo poco importa con il seguito. Il rifugio per svariati motivi, tra cui i vincoli paesaggistici e la non disponibilità della proprietà, o del CAI antecedentemente, ad investire non è mai stato ristrutturato. Le camerette e le camerate sono piccole, esistono solo un bagno esterno e uno interno, la doccia è calda solo quando c’è il sole e i cellulari non sempre hanno campo. Per arrivare qui ci vanno come minimo 2,5 ore di cammino, non arrivano veicoli, moto e bici fanno molta fatica.
Ho cercato di fare del mio meglio, creando delle aree esterne più comode e installando delle piccole casette con il tetto trasparente per poter ammirare il cielo anche di notte. Per quanto riguarda il cibo, utilizziamo principalmente prodotti locali a volte anche prodotti derivanti dalla nostra azienda e selvaggina cacciata nelle nostre valli. Non facciamo sconto ai vostri soci (non per cattiveria ma perché non possiamo permettercelo e non sarebbe nemmeno corretto) e abbiamo notato (o meglio loro ci fanno notare) che lo standard da noi offerto non è loro confacente. Probabilmente le vostre strutture si sono evolute verso gli hotel con cuochi stellati, camerette doppie con bagno interno ecc. Noi cerchiamo di valorizzare quello che abbiamo e ci piace che i nostri clienti vedano cosa erano veramente i rifugi per gli alpinisti.
La cosa curiosa è che i nostri visitatori sono davvero soddisfatti ed entusiasti al termine del loro soggiorno; si interessano della storia del rifugio ed entrano nel vero spirito di montagna e casa che offriamo, eccetto i gruppi composti dai vostri soci, i quali nella maggior parte dei casi si ostinano alle lamentele, continue ed estenuanti. Dopo la visita del signor L.B. e del suo gruppo, volevo chiederLe la gentilezza di pubblicizzare con i vostri canali, ai vostri soci, quanto sopra in modo che siano preparati ad entrare nello spirito di accoglienza che non è quello alberghiero o meglio, che si astengano dal venire.
A riguardo mi permetto di suggerire la seguente iniziativa: perché non formare i soci, e in particolare i signori “responsabili” di gruppi e varie sezioni e sottosezioni che sono anche loro delle persone e non degli Dei scesi direttamente sulla terra, autorizzati a sputare sentenze, lamentele e offese? Personalmente sono fiero e orgoglioso di essere gestore di un rifugio privato, di aver acquistato la licenza con i risparmi lasciati da mio nonno, e di essere riuscito comunque a svolgere un bel lavoro nonostante tutte le difficoltà.
Pertanto penso che in futuro valuterò di non ospitare più gruppi organizzati CAI, non per cattiveria ma perché con tutto il rispetto per la vostra associazione, preferisco ospitare persone che apprezzano la montagna e che sanno guardare i luoghi che offrono le nostre camminate (questo rifugio è tappa per GTA, GTM, e svariati giri e trekking locali), con occhi nuovi e stupiti come ogni vero amante della montagna, e non foderati dalle stellette e stemmini sparati sul petto delle magliette. Resta il fatto che come sempre, saranno i benvenuti tutti i soci per bene che vivono davvero lo spirito autentico del Club Alpino.
Ultima cosa, tutti possiamo sbagliare ma stranamente a lamentarsi sono sempre gli stessi.
Con stima, distinti saluti e un augurio di buon lavoro.
Marco Bassino