“Siamo in una crisi, in una tragedia climatica, come la chiama Papa Francesco. E se non vogliamo essere negazionisti, dobbiamo essere realisti. Seri, intelligenti, con un pensiero. Il pensiero politico che richiama tutti al dialogo, a dire cosa fare nei e dei territori montani. Il turismo e lo sci sono pezzi del ragionamento. Il terrorismo non è di questo ragionamento, sia chiaro. A chi millanta ottimismo, a chi non capisce o non vuole capire per interessi, diciamo niente. Ma non stiamo in silenzio di fronte alla tragedia. Ci interroghiamo, come Uncem fa da 70 anni, chiedendoci dove andare e cosa fare. Consapevoli che lo spopolamento non aumenta solo se chiudono attività turistico-ricettive o connesse con lo sci e la risalita”. Lo ha scritto in una nota Roberto Colombero, presidente di Uncem Piemonte. Il riferimento è alle parole di Roberto Gosso, presidente di Cuneo Neve, che nei giorni scorsi, sulle pagine dell’edizione cuneese de “La Stampa”, era intervenuto sul tema dei cambiamenti climatici sostenendo che l’industria dello sci è “vittima di terrorismo ambientale”.
Nella sua replica Colombero non usa mezzi termini: “Lo spopolamento delle aree interne e montane è un dramma europeo e italiano connesso alla tragedia climatica. La seconda porta dietro il primo. Le aree montane soffrono prima di altri pezzi di territorio i cambiamenti climatici. Perdono popolazione continuamente, e per puntare sul ‘neopopolamento’ non bastano 200 o 400 milioni di euro di investimento. Non bastano neanche per una crisi complessa come quella dell’agricoltura in quota, ovvero del turismo sui versanti. Sono fronti collegati da leggere insieme. Ecco, servono luoghi di ragionamento, di analisi, di confronto di dati e numeri. Lontani da pseudo-ambientalisti, lontanissimi da negazionisti, tagliando fuori chi lancia accuse di terrorismo, bigottismo, mediocrità di pensiero. Noi rispondiamo, come Uncem, alla luce della storia e del futuro. Leggendo i segni dei tempi, in un multilateralismo che vede la montagna e le sue comunità esistere perché non chiuse e non separate da confini. Questo serve oggi. Questo è per il domani”.