CUNEO - 'L’ultima generazione è responsabile della perdita di oltre un quarto della terra coltivata in Italia'

Le riflessioni di Coldiretti Piemonte nella Giornata Mondiale della Desertificazione e della Siccità. La Granda seconda provincia piemontese per consumo di suolo

17/06/2020 12:37

Riceviamo e pubblichiamo da Coldiretti Piemonte.
 
L’ultima generazione è responsabile della perdita in Italia di oltre un quarto della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari. È quanto afferma Coldiretti in occasione della Giornata mondiale della desertificazione e della siccità istituita dalla Nazioni Unite per il 17 di giugno e dedicata quest’anno a “Cibo, Mangimi e Fibre”.
 
In Piemonte il consumo di suolo complessivo è di circa 175.000 ettari pari quindi al 6,9% della superficie totale regionale che è di 2.540.000 ettari. In termini assoluti la provincia di Torino, con oltre 59.800 ettari di superficie consumata, è la provincia con il valore più alto, seguita nell’ordine da Cuneo (37.800), Alessandria (26.450), Novara (15.100), Asti (11.507) Vercelli (10.600), Biella (7.400) e in ultima posizione dalla provincia del Verbano Cusio Ossola con circa 6.500 ettari. La provincia di Torino si conferma, quindi, come l’ambito che contribuisce maggiormente al fenomeno di consumo complessivo regionale incidendo per il 34,1% seguita da Cuneo (21,6%), Alessandria (15,1%), Novara (8,6%), Asti (6,6%), Vercelli, (6,1%), Biella (4,3%) e Verbano Cusio Ossola (3,7%). Infine, circa il 70% delle aree consumate insistono su suoli agricoli.
 
“Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato
riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola – sostengono Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. La disponibilità di terra coltivata significa produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono i cambiamenti climatici con una decisa tendenza al surriscaldamento con il moltiplicarsi di eventi estremi con manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. Per questo, se non poniamo un argine al consumo di suolo perdiamo un'opportunità in termini di sviluppo economico e occupazionale per l'intero Paese oltre al fatto che c'è un tema che riguarda l'ambiente, la sicurezza e la qualità della vita. Occorre, quindi, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione: bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”.

c.s.

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