“Il 2022 è entrato nella storia della climatologia italiana ed europea come un anno tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni, e in particolare in Italia si è rivelato il più caldo e siccitoso della serie climatica nazionale, iniziata nel 1800”. Questo è il rapporto della Società Meteorologica Italiana - Nimbus. Un rapporto che non lascia dubbi sulla portata di un fenomeno che sta assumendo contorni sempre più drammatici. “Una anomalia negativa di precipitazioni aveva già interessato l'anno 2021, ma è proprio da due autunni fa che la situazione è drasticamente peggiorata”, spiega Andrea Vuolo, meteorologo della Rai, che tutte le mattine conduce le previsioni del “Buongiorno Regione Piemonte”.
“Il 2022 è stato enfatizzato da un’estate caldissima, che è iniziata praticamente a maggio, una primavera che è stata poco piovosa ed un inverno che non è stato un inverno. Certo - continua Vuolo - non sono mancati alcuni episodi di maltempo, come la nevicata dell'Immacolata del 2021, ma che comunque non sono riusciti ad arginare una marcata crisi idrica. Il 2022 ha anche segnato il maggiore arretramento degli ghiacciai dall'inizio degli anni ’90, complici il mancato innevamento invernale e l'anomalia termica positiva durante l’estate”.
Vuolo chiarisce le cause di questo perdurante periodo caldo e siccitoso, che sarebbero da ricercare nella posizione dell’anticiclone delle Azzorre e di quello subtropicale, che hanno invaso tutta l'Europa centromeridionale dall’inverno scorso. “Abbiamo avuto un vortice polare molto pesante e vigoroso alle latitudini settentrionali, che ha agito come motore di richiamo dell’aria calda dall’entroterra africano”. Tra le conseguenze la scomparsa dello Scirocco, la corrente che tra tutte può più garantire precipitazioni corpose e democratiche sulla nostra regione: “Lo scirocco si ha quando l'anticiclone delle Azzorre è ben spostato sull’Atlantico, oppure riesce ad elevarsi verso l’Islanda o verso la Scandinavia, permettendo alle saccature polari di arrivare sul Mediterraneo”. Questo è stato il leitmotiv dei corposi episodi nevosi di gennaio 1986 e 1987.
La tendenza, precisa Vuolo, è chiara: “I dati degli ultimi trent’anni delineano un inesorabile tendenza al riscaldamento delle medie latitudini e, in particolare, del Mediterraneo. Tuttavia il più grande cambiamento si è avuto nella distribuzione delle precipitazioni, che probabilmente implicherà lunghi periodi siccitosi e episodi alluvionali violenti, ai quali il nostro territorio non è pronto”.