“Lì dove i partigiani combatterono, dove vennero catturati, dove vennero uccisi, lì è nata la nostra Costituzione. Qui a Cuneo, nella terra dei 12 mila partigiani, dei 2 mila caduti in battaglia, delle 2600 vittime delle stragi nazifasciste: qui oggi la Repubblica celebra le sue radici, su queste montagne e in queste valli ricche di virtù e patriottismo sin dal Risorgimento. Possiamo dire a buon titolo che Cuneo è la città della Costituzione”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella stamattina, martedì 25 aprile, durante il suo intervento al Teatro Toselli, momento clou della visita nella Granda del Capo di Stato in occasione della Festa della Liberazione.
Al Toselli erano presenti i sindaci e i rappresentanti delle istituzioni cuneesi. Ad aprire gli interventi, inframezzati dalla musica di Paolo Fresu e Daniele Bonaventura e anticipati da un cortometraggio sull’eccidio di Boves del 19 settembre del 1943, è stato il presidente della Provincia di Cuneo Luca Robaldo: “La presenza del Presidente è motivo di orgoglio per tutto il territorio provinciale. Per l’esempio di uomini e donne, per l’incredibile laboratorio di democrazia che sono state le formazioni partigiane, la Resistenza dovrebbe essere ancora oggi un faro guida per tutti noi. Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves, e con loro l’intera provincia, hanno saputo illuminare la loro notte più lunga con barlumi di speranza e coraggio”. Poi un riferimento ad un luogo simbolo della Resistenza cuneese, Paraloup: “In piemontese significa ‘al riparo dai lupi’. Io ripenso con emozione a quei ragazzi che ottant’anni fa salirono in montagna a difesa della libertà: dobbiamo impegnarci affinché la democrazia che ci hanno regalato i nostri nonni rimanga sempre al riparo dai lupi”, ha concluso Robaldo.
A seguire l’intervento della sindaca di Cuneo Patrizia Manassero: “Siamo profondamente onorati di avere ospite il Presidente in una giornata così importante. Qui migliaia di donne e uomini combatterono guidati dalle parole di un eroe della Resistenza come Duccio Galimberti. Egli ebbe la straordinaria capacità di organizzare la Resistenza e allo stesso tempo progettare un dopo guerra, pensando già allora all’idea di Europa. Per noi, quindi, il 25 aprile non è una semplice festività. Noi cuneesi possiamo dire di avere la Resistenza nel sangue. I nostri genitori e i nostri nonni furono partigiani e staffette, noi oggi portiamo i loro nomi”. Poi un passaggio sull’attualità, citando le donne afghane, le donne iraniane e il popolo ucraino: "La storia ci insegna a non abbassare mai la guardia: il fascismo inizia dalle azioni di pochi e al silenzio di molti, non dobbiamo dimenticarlo”.
“Di tutte le visite del Presidente nel nostro Piemonte, questa è per noi la più importante. - ha detto invece il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio - Siamo felici perchè il 25 aprile non è solo una data che ricorda una festa. Per noi ha un valore diverso, un legame indissolubile con questa terra e questa gente, è il sangue dei nostri nonni, delle nostre famiglie. Quando diciamo che lo stesso sangue di quegli uomini e donne che sono morti per noi scorre nelle nostre vene, diciamo che siamo geneticamente antifascisti”. Dall’ex europarlamentare albese, poi, un invito: “La memoria è importante, ma non serve a nulla se poi non c’è l’azione. Noi qui lo sappiamo bene: a chi ha combattuto in quegli anni dobbiamo tanto, dobbiamo forse tutto, e ne abbiamo la consapevolezza. Per questo intorno alle lapidi dei partigiani caduti l’erba è sempre tagliata, tante volte c’è un fiore. Questo fiore davanti alla lapide di un partigiano può essere l’azione di ogni cittadino. Finché ci sarà un fiore fresco sulla lapide di un partigiano, ci sarà certezza per la libertà del futuro”.
Il presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Sergio Soave, invece, ha voluto “rivendicare” alcuni primati del Cuneese: “Noi fummo i primi a partire. L’11 settembre arrivarono i tedeschi, contemporaneamente alle truppe della Quarta Armata italiana in fuga dalla Francia. Questi sbandati avevano un’unica voglia, tornare a casa: la provincia diede una prima risposta evitando la cattura e la morte a questi ragazzi che tornavano, disfatti dagli orrori della guerra. Un altro primato è quello di Duccio Galimberti. Quando fece quel celebre discorso, però, non ricevette molti applausi: qualcuno disse che Duccio aveva dichiarato guerra alla Germania. Per fortuna non c’era solo lui, in altri punti della provincia, per esempio a Barge e a Boves, si iniziarono a raccogliere gli sbandati dando loro una prospettiva. Quella di Boves, poi, è la prima strage indiscriminata sulla popolazione civile italiana. Nei quattro mesi successivi ne accaddero molte altre, in altri paesi della provincia e anche nella stessa Boves. Se noi guardiamo l’elenco delle stragi nazifasciste, qui in provincia di Cuneo sono 165, con 864 vittime civili. Un altro primato è quello di non essersi lasciati fiaccare: le basi partigiane si riorganizzarono, occupando gradualmente l’intero territorio. Non era facile su una terra così vasta, così come non era facile trovare un accordo tra le varie formazioni. E ancora, questa provincia ricevette il ‘riconoscimento’ del nemico: nella primavera del 1944 un bollettino ufficiale della Repubblica Sociale Piemontese definì Cuneo la ‘vergogna d’Italia’, con Mussolini che ordinò di ‘liberarsi di questa piaga con il ferro e con il fuoco’”.
Infine l’atteso
intervento di Sergio Mattarella, che ha toccato diversi punti e diversi temi legati agli anni della Seconda Guerra Mondiale: dal discorso di Duccio Galimberti del 26 luglio 1944 (“
Un discorso straordinario per lucidità e visione del momento, che fa comprendere a pieno valore e significato della Resistenza”), al ruolo delle prime “repubbliche partigiane” (“
Furono anticipatrici della nostra Costituzione, una risposta all’inciviltà prodotta dal nazifascismo”), passando per la Shoah (“
Cuneo, dopo Roma e Trieste, è la terza provincia italiana per numero di deportati nella comunità ebraica”) alla tragedia della campagna di Russia (“
Non c’è famiglia che non abbia memoria di un nonno o di un congiunto caduto, non c’è famiglia che non ricordi il sacrificio della Divisione Alpina Cuneense, un altro monito sulla dissennatezza della guerra”). Il Presidente della Repubblica ha poi letto l’elenco dei Comuni della Granda insigniti di medaglie d’oro, d’argento, di bronzo e croci di guerra: “
Oggi la Repubblica si inchina a questi paesi e a questo territorio".
La giornata cuneese del Capo di Stato si era aperta presso il monumento del Parco della Resistenza, per poi proseguire con una visita in forma privata al Museo Casa Galimberti e con gli onori in via Roma.
Nel pomeriggio il Presidente sarà a Borgo San Dalmazzo e Boves.