Per qualcuno l’ordine del giorno Costa è già diventato l’ordine del giorno “casta”. Si parla di una proposta che il deputato di Mondovì ha avanzato nell’ambito del decreto Carceri, convertito in legge ieri sera, mercoledì 7, con il voto favorevole di 153 deputati, 89 contrari e un astenuto.
La proposta dell’ex vicepresidente nazionale di Azione - dimissionario un paio di settimane fa - è stata riformulata dal governo e votata a maggioranza. Si tratta di un documento che “impegna il governo a valutare, nel solco del Ddl Nordio” un intervento normativo sull’articolo 274 comma 1 lettera C del codice penale, quello che regola le esigenze di custodia cautelare. L’intervento dovrà essere “finalizzato a un puntuale bilanciamento tra presunzione di innocenza e garanzie di sicurezza”, anche “tenuto conto degli effetti che l’applicazione delle misure può produrre sulla consistenza della popolazione carceraria”.
Allo stato attuale, la custodia cautelare è prevista qualora sussista il pericolo di reiterazione di reati “della stessa specie di quello per cui si procede” se per essi è prevista una pena massima non inferiore a quattro anni, oppure nei casi in cui si teme la fuga dell’indagato o l’inquinamento delle prove. La formulazione di Costa mirava a escludere ogni misura carceraria per gli incensurati, salvi i “reati di grave allarme sociale” che “mettono a rischio la sicurezza pubblica o privata o l’incolumità delle persone”. Il carcere preventivo sarebbe stato ammissibile per delitti di mafia, terrorismo, omicidi o reati gravi contro il patrimonio, ma sarebbero rimasti fuori tutti i reati contro l’amministrazione pubblica, come corruzione e concussione. Un bel colpo di spugna a vantaggio di politici e colletti bianchi inquisiti, non si è mancato di rilevare.
Il governo ha “riscritto” l’ordine del giorno adottando un testo che è stato poi approvato, oltre che dalla maggioranza, anche da Azione, Italia Viva e Più Europa. Contrari gli esponenti di Pd, Avs e M5S, per i quali il provvedimento rappresenta un tentativo di evitare il ripetersi di casi come quello di Giovanni Toti, il presidente dimissionario della Regione Liguria finito per mesi ai domiciliari. Enrico Costa, dal canto suo, ha ribattuto che “il 25% dei detenuti non ha subito una condanna definitiva” e che “dal 1992 ad oggi oltre 30 mila persone sono state risarcite in quanto arrestate ingiustamente”. I dati sono gli stessi che aveva fornito il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
A proposito di Nordio, è sempre di queste ore una polemica che interessa il ministro della Difesa Guido Crosetto, “reo” di aver ritwittato su X un post con cui Costa deplorava il fatto che a 28 giorni dall’approvazione il ddl Nordio non sia ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Una critica al Quirinale? Giammai, ha obiettato il ministro di Marene: “Non attaccherei mai Mattarella, - spiega in un lungo post, anch’esso finito sul social di Elon Musk - che considero un pilastro della nostra nazione, non solo per il ruolo istituzionale che riveste in questi anni ma per la sua storia e per l’amicizia che mi lega a lui”. Crosetto se la prende con i giornali che hanno dato risalto al suo “feeling” con Costa: “Come mai non hanno mai titolato ‘Crosetto contro il Governo’ quando ho messo mi piace ai suoi tweet che, per fare solo uno dei mille possibili esempi, propongono la commissione di inchiesta sulla giustizia (con la g minuscola)? È proprio vero che ad agosto spesso il vero giornalismo va in vacanza”.
Polemiche agostane a parte, il feeling c’è ed è sempre più stretto. Testimoniato non solo dal fatto - banale - che l’ex forzista monregalese sia stato tra i primi a rilanciare il proclama di Crosetto. Sono parecchi, in queste settimane, i segnali di un riposizionamento di Costa all’interno di Azione, dove Calenda sembra sempre più determinato a rafforzare una collocazione nel centrosinistra che non piace per niente ad ampi settori del partito. Guardando alle dinamiche cuneesi, non si può non notare che i percorsi delle “3 C” egemoni da un ventennio (oltre a Costa e Crosetto, c’è l’altro triumviro Alberto Cirio) siano rimasti paralleli, a dispetto del fatto che nell’alveo forzista - dove i tre crebbero insieme - oggi è rimasto solo il governatore. Per Costa, al momento relegato all’opposizione, un ritorno “a casa” è tutt’altro che escluso.