CUNEO - Metti una sera a parlare di scie chimiche

Succede a Cuneo, in un cinema Lanteri gremito. Tra ex marescialli, avvocati e infermiere no vax, la teoria del complotto più antica del web si prende la ribalta

Andrea Cascioli 20/04/2023 12:00

“È tutto pieno di complottisti, il problema è che dovrebbe venirci la gente che dice di non crederci”: così parla un distinto signore in coda davanti al cinema Lanteri di Cuneo, poco prima che la sala si riempia. E si riempirà per davvero, tant’è che qualcuno, in fondo, si lamenta per non aver trovato posto.
 
Nella platea ci sono uomini e donne più o meno in egual misura, molti già si conoscono e si salutano calorosamente. L’età media è abbastanza elevata, comunque non più che in una normale riunione di comitato di quartiere. Solo che qui non si parla di spaccio e di dehors aperti oltre l’orario autorizzato, ma di scie chimiche. Per chi non lo sapesse, la teoria delle scie chimiche è un’ipotesi cospirativa che ha incominciato a diffondersi dal 1996 negli Usa: il tam-tam del web ha fatto il resto, e chi segua un po’ certi fenomeni non si stupirà di scoprire che oggi si può riempire un cinema invitando ad “alzare gli occhi al cielo e non credere a nessuno se non a noi stessi”. Lo fa Monica Laneri del gruppo Guardiani del Cielo, nato lo scorso anno, che oggi afferma di avere 10mila seguaci intenti a “mappare il cielo” in tutta Italia: “Fino all’estate scorsa - testimonia - anche io non avevo contezza di cosa succedesse sulle nostre teste: quando l’ho scoperto non riuscivo più a dormire la notte”.
 
In realtà anche chi dice di non credere a nessuno a qualcuno poi ci crede, facendo appello ai pochissimi scienziati che contestano la “narrazione ufficiale” sulla qualunque, si tratti del cambiamento climatico o del Covid. È il caso di Khabibullo Abdussamatov, astrofisico russo, citato in uno dei due video sugli effetti del cambiamento climatico che gli organizzatori della serata proiettano come introduzione all’incontro. Basandosi sullo studio delle macchie solari, Abdussamatov aveva previsto che il riscaldamento globale avrebbe presto raggiunto il suo massimo, per poi lasciare il posto a un ciclo inverso, una mini-glaciazione: “Dopo il picco tra il 1998 e il 2005 la temperatura è diminuita: ci sono ancora 42 mesi per capire se ha ragione, infatti secondo lo scienziato questa piccola era glaciale dovrebbe cominciare nel 2014” dice la voce narrante del video. Attenzione, non è un refuso per indicare il 2024: Abdussamatov si riferiva proprio al 2014, avendo formulato la sua tesi vari anni prima. Da allora non solo non si è vista l’ombra di alcuna nuova era del ghiaccio, ma l’Organizzazione meteorologica mondiale ha da poco certificato, mettendo insieme i sei principali database sulle temperature, che quelli tra il 2015 e il 2022 sono stati gli otto anni più caldi da quando esistono le rilevazioni, tutti con medie di almeno 1 °C superiore ai livelli pre-industriali.
 
Per dovere di cronaca, va detto che anche in platea il vistoso anacronismo della tesi - smentita dai fatti - susciterà brusii di perplessità. Poco importa, però, perché l’eloquio dei relatori ridesta subito l’attenzione: a spiegare cosa siano le scie chimiche ci pensa l’ex maresciallo dell’Aeronautica Militare Roberto Nuzzo, un tempo consigliere comunale dei Ds a Collepasso, nel Leccese, oggi - tra le altre cose - presidente dell’associazione no vax “Salviamo i bambini dalla dittatura sanitaria”. “È un progetto che nasce negli Stati Uniti per scopi militari, per utilizzare il clima contro il nemico” spiega, precisando che “l’ossido di alluminio irrorato col pretesto di raffreddare il clima fa male ai bambini”. Ecco, su cosa contengano di preciso queste scie chimiche non si delinea un quadro troppo chiaro, mettendo insieme le varie risposte: “Si usa perlopiù il solfato di barite, ridotto in polveri fini, disseccato e aviolanciato” sostiene Enrico Gianini, presentato come ex aeroportuale di Malpensa, il quale afferma di aver trovato la prova definitiva “nei carburanti e nei liquidi di dispersione degli ugelli di scarico degli aerei”. Gianini vede nella perdurante siccità della pianura padana la conferma del fatto qualcuno stia cercando di prosciugare le risaie (“infatti stanno iniziando a comprarle per mettere pannelli fotovoltaici”). Siccome la geoingegneria si serve sia di velivoli civili che militari, aggiunge, c’è da supporre che a questo si debba la proliferazione delle compagnie low cost: “Le vecchie compagnie low cost sono nate nei primi anni Duemila ma non riuscivano a stare sul mercato, le nuove ci sono riuscite con finanziamenti occulti”.
 
Chi si lancia nelle ipotesi più ardite su natura e scopi delle scie è l’infermiera no vax Barbara Squillace, consigliera nel piccolo comune torinese di Rondissone: “Ci sono virus, batteri, spore, funghi, miceti: c’è un po’ di tutto”. Più nello specifico: “Dal cielo ci stanno buttando l’Escherichia coli, Pseudomonas, Serratia, Klebsiella. Questi microbi provocano polmoniti, influenze, perdita del gusto e dell’olfatto. Cosa vi viene in mente?” chiede rivolta alla platea. Domanda retorica: la risposta, com’è ovvio, è il SARS-CoV-2, scaturigine di quella che la relatrice definisce “pseudopandemia”. Ai presenti viene spiegato che c’è modo di riconoscere le scie chimiche dalle scie di condensa: “La scia di condensa si vede a -40 gradi, a un’altezza che supera gli 8mila metri e a un’umidità superiore al 70%”. Dunque tutte quelle che vediamo sono scie chimiche, perché sono più basse. Anzi no, preciserà Gianini: “Le scie di condensa non ci sono più: i motori moderni non le possono più produrre in nessuna condizione”. Ogni apparente contraddizione tra un’affermazione e quella successiva è superata, o meglio annullata, in nome della comune solidarietà tra il “noi” dei presenti e il “loro” che sovrasta. “Sanno entrare nei vostri pensieri, perché il cervello emette onde elettriche” avverte l’infermiera. Presenti esclusi, parrebbe, a meno di non concludere che qualche cervello non emetta “onde elettriche”, o che chi viene manovrato da “loro” partecipi a incontri come questo.
 
Con la comunità scientifica, così come con il mondo dell’informazione, i guardiani delle scie chimiche hanno un rapporto irrisolto. Da un lato se ne denuncia l’asservimento e l’attitudine censoria, dall’altro si è pronti a rivendicare ogni possibile “ammissione”: per l’ex sottufficiale è un articolo de Il Tempo che menziona la geoingegneria, mentre per l’ex aeroportuale “HAARP (installazione militare statunitense, ndr) oltre a controllare il clima può creare terremoti: questo lo ha detto anche Giacobbo a Voyager”. Una “pistola fumante” arriva nientemeno che dal Tg 1: si tratta di un servizio sulla cosiddetta “inseminazione delle nuvole”, cioè le dispersioni di azoto, iodio e argento che - ad esempio - l’aeronautica russa effettua sul centro della capitale in occasione della parata della vittoria del 9 maggio o della festa di Mosca a inizio settembre. Su questo chi scrive può offrire la propria testimonianza diretta, consapevole che la cosa non farà che aumentare i sospetti di qualcuno: ebbi infatti modo di assistervi dieci anni fa, mentre facevo uno stage a Mosca. Si tratta, peraltro, di una tecnica ben nota e studiata, tant’è che i giornali ci ritornano a intervalli regolari ed esiste perfino una pagina Wikipedia a riguardo. Va da sé che, se consideriamo che servono una decina di aerei e 4 milioni di dollari solo per regalare qualche ora di sole al Cremlino e dintorni, è facile comprendere quanto sarebbe dispendioso fare altrettanto su tutti i 17 milioni di chilometri della Russia, un’area seimilaottocento volte più estesa della conurbazione moscovita. Ma tant’è.
 
La domanda a cui è più difficile dare risposta, in definitiva, è chi siano “loro”. Ovvero i padroni della geoingegneria, di HAARP, del Grande Reset, del Covid e chi più ne ha, più ne metta. Il nemico ha la forma dell’acqua, e forse la risposta più sentita tra il pubblico è quella che dà l’ultima ospite, l’avvocato torinese Alina Ginex: “Ci toglieranno le auto e i mobili (sic), vogliono farci sentire responsabili di quello che sta succedendo”. “Loro” sono tutto ciò che spaventa un ceto medio che teme il declassamento sociale, che si è informato - o ci ha provato - ma fatica a orientarsi tra i mille stimoli contraddittori dei media, che non capisce quale forma abbia ciò con cui deve fare i conti: la siccità, la pandemia, le crisi economiche o migratorie. Nemici senza volto a cui si stenta, talvolta, perfino a trovare un nome, figuriamoci un’origine. Almeno in questo i complottisti, per rispondere al signore in coda (e forse anche alla signora che mi ha bloccato all’uscita con fare inquisitorio, regalandomi un attimo di inaspettata notorietà), non sono poi diversi dalla “gente che dice di non crederci”.

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