“Sdegno e profonda tristezza” per la diffusione integrale dell’ormai famigerato video che riprende il momento cruciale della tragedia del Mottarone.
Ad esprimere questi sentimenti è il senatore e segretario provinciale leghista Giorgio Maria Bergesio, con una nota di biasimo nei confronti degli organi di stampa che hanno reso pubblico il filmato firmata insieme alla collega Simona Pergreffi. Le immagini, colte da una telecamera di sorveglianza dell’impianto, mostrano gli ultimi drammatici istanti di vita delle quattordici vittime nella cabina: lo sganciamento di una fune, all’origine della strage avvenuta il 23 maggio scorso, ha lasciato come unico superstite un bimbo di cinque anni.
Nella giornata odierna il Tg3 ha diffuso in esclusiva il video, poi ripreso da molti dei principali telegiornali e quotidiani: “Diffondere un documento che è di capitale importanza per una corretta ricostruzione dell’accaduto, senza nemmeno adottare tagli per rendere meno drammatica e dolorosa la visione, è la testimonianza di una corsa alla spettacolarizzazione, che nulla ha a che vedere con l'essenzialità dell'informazione” commentano Bergesio e Pergreffi.
“Il giornalismo, - sottolineano i due parlamentari leghisti - dinanzi a pietose tragedie come questa, non deve fare la corsa all’audience o al click facile, ma deve contribuire alla affermazione della verità, perché tragedie simili vengano evitate e tanto dolore risparmiato”.
Tra le reazioni alla pubblicazione ha fatto scalpore in particolare quella del procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi che dispose i primi arresti: il magistrato ha stigmatizzato la scelta ricordando che “si tratta di immagini di cui è comunque vietata la pubblicazione, anche parziale, trattandosi di atti che, benché non più coperti dal segreto in quanto noti agli indagati, sono relativi a procedimento in fase di indagini preliminari”. Ancor più del dato normativo, Bossi ha condannato “la assoluta inopportunità della pubblicazione” invitando al rispetto delle vittime e del cordoglio dei famigliari.