Riceviamo e pubblichiamo:
Egregio Direttore,
Forse si aspettavano qualcosa di più. Gli stessi temendo di essere stati fraintesi, intendono chiarire che non sono pregiudizialmente contrari alla “vitalità” (così la definisce la Sindaca) di Cuneo vecchia e non chiedono una “città quieta”: la posta in gioco non è l’intolleranza che qualcuno addebita ai medesimi (perla “gustosa” che alcuni di loro mi hanno segnalato: uno dei più attivi assertori del diritto alla “movida” senza se e senza ma si lamenta sul web del rumore fatto alle 6.00 del mattino dal camion della raccolta differenziata… forse gli disturba il primo sonno…) ma il loro diritto di cittadini, attualmente negato, al riposo notturno e, conseguentemente, alla salute.
Non stanno parlando di mezzanotte, ma di schiamazzi, brindisi per strada e musica fino alle due, alle tre del mattino almeno tre quattro volte a settimana e per tutto l’anno, in un clima di “liberi tutti” che va avanti ormai da anni, concausa la mancanza - almeno sino ad ora, la speranza è l’ultima a morire - di controlli effettivi dopo mezzanotte, nemmeno dopo che - asserisce la sindaca - i servizi di controllo sono stati implementati. Non pare possa legittimamente definirsi “vitalità” quello che a tutti gli effetti è un quadro di progressivo degrado, in termini di pulizia urbana, di sicurezza, di convivenza civile, a meno che si intendano come segno di vivacità il parcheggio selvaggio, le centinaia di mozziconi gettati per terra, i cocci di bicchieri, i residui di vomito con cui ogni fine settimana i firmatari dell’appello debbono confrontarsi.
Gli stessi precisano, mio tramite, che è altrettanto sbagliato individuare “interessi contrapposti” tra esercenti e residenti perché la categoria degli esercenti non è affatto omogenea. Con alcuni locali e con i loro gestori, che lavorano nel segno del rispetto delle regole e del buon senso, la convivenza è assolutamente pacifica. Purtroppo non è così per tutti: ed proprio laddove non è possibile un dialogo tra residenti e esercenti che il Comune sarebbe opportuno intervenisse.
La scelta della Sindaca, al momento, pare essere quella di trincerarsi dietro “limitati margini di manovra” (almeno questa è l’impressione che ne abbiamo ricavato) quando si sa che, in altre città (ed anche all’estero), il problema della malamovida è stato forse non risolto ma almeno affrontato, con una linea di indirizzo chiara e determinata. Equiparare la vendita di panini e gelati da asporto con il consumo di alcool al di fuori dei dehors, come è stato sostenuto da un componente dell’Amministrazione Comunale nel corso dell’incontro avuto con noi, ci pare significhi non voler vedere le reali dimensioni del problema.
Il tentativo fatto dai miei patrocinati e da me con loro era finalizzato a verificare le possibilità di una gestione non contenziosa del problema, con uno sforzo da parte di tutti. Ci è stato detto di segnalare le situazioni più critiche, che non era l’ottica in cui ci si intendeva muovere. Se questo però è il passaggio obbligato, si farà anche questo, dando ragione a coloro che sostengono che risposte reali alle problematiche relative alla civile convivenza nei centri storici, specie notturna, possono trovare soluzione solo con il ricorso alla Magistratura, cosa che il primo “nucleo” di segnalanti ha cercato di evitare, senza apprezzabili risultati, sin dal 2013.
I miei assistiti mi hanno riferito (e con questo chiudo) che dopo l’incontro del 20 marzo, la sera dopo è intervenuta la polizia che ha fatto togliere dei tavolini ed ha parlato con i gestori. La sera successiva la situazione si era nuovamente espansa nelle forme consuete, con in più qualche buontempone che cantava a squarciagola a tarda notte… quella dei maleducati è categoria che non soffre purtroppo di alcuna denatalità ma la tanto sbandierata educazione alla legalità presuppone anche che condotte di questo genere siano da reprimere attivamente e tempestivamente. Dunque, a quanto ci è parso, l’unica strada da percorrere è purtroppo tracciata…
Grazie per l’ospitalità, anche a nome dei cittadini che rappresento.
Claudio Massa, avvocato, Cuneo