Sono 4.240.700 i residenti in Piemonte al termine del 2022. Rispetto all’anno precedente la nostra regione ha perso 15.600 abitanti, con una variazione negativa del 3,7‰. Il calo della popolazione si deve ad un pesante saldo naturale negativo (i decessi sono oltre il doppio delle nascite) solo in parte compensato da un saldo migratorio positivo e in lieve crescita. È il quadro che emerge dal
rapporto sulla dinamica demografica curato dall’Osservatorio demografico territoriale del Piemonte sulla base dei dati Istat, pubblicato da Ires.
Al 1° gennaio del 2022 la popolazione piemontese ammontava a 4.243.152 persone. Nei dodici mesi successivi i nuovi nati sono stati 25.915, i deceduti 58.817. Per quanto riguarda il movimento migratorio, i nuovi iscritti (165.198) hanno superato i cancellati (147.910). Dati che portano il saldo totale a -15.614.
La popolazione piemontese, dopo la diminuzione nel corso degli anni Novanta, aveva ripreso a crescere nel primo decennio del secolo per effetto di sostenuti flussi migratori dall’estero e una lieve ripresa del tasso di fecondità (in parte indotto proprio dalla presenza di residenti con cittadinanza straniera). Il numero dei residenti ha superato i 4 milioni e 400 mila nel 2012, da allora la diminuzione è stata costante, complici il calo delle nascite e l’assottigliarsi dei flussi migratori.
L’analisi provincia per provincia
Il calo dei residenti riguarda tutte le province piemontesi, senza eccezioni: quello più consistente lo fa registrare Biella, dove “mancano all’appello" 7 abitanti ogni mille (nel 2020 aveva raggiunto -13‰); segue il territorio della Città metropolitana di Torino con -4,6‰. All’opposto, al di sotto della media regionale (-3,7‰) si collocano le province con il calo relativamente più contenuto: Novara -1,4‰ e Cuneo che si avvicina ad una stabilità, appena -0,4‰. Le province rimanenti sono in linea con la media regionale, tra -4‰ di Asti e -3,5‰ di Vercelli. La Granda, insomma, “tiene botta” facendo registrare il calo di popolazione più contenuto.
Mortalità
Nel quinquennio 2015-2019 in Piemonte si è registrata una media annua di 53 mila decessi. Con la pandemia, nel 2020, il numero dei decessi si è poi impennato (66.054), con il tasso di mortalità salito a 15,5 per mille abitanti (si attestava a poco più del 12‰ negli anni precedenti). Dopo il calo registrato nel 2021, nel 2022 i decessi sono tornati ad aumentare: sono stati oltre 58.800, con un tasso di mortalità al 13,8‰. Questo andamento si osserva anche a livello nazionale: da un lato per il persistere di una coda di effetti del Covid-19 nei primi tre mesi del 2022, dall’altro per un surplus di mortalità nel periodo estivo dovuto al caldo eccessivo, che ha colpito in misura maggiore la popolazione anziana.
Non si ferma il calo delle nascite
Prosegue ininterrotto il calo delle nascite, che segna un nuovo record: nel 2022 i nati sono stati 25.915, con una variazione negativa del 2,7% (700 nati in meno) rispetto all’anno precedente e di -27% nel decennio (erano stati 37.067 nel 2012, dato da allora in costante diminuzione). Il calo - si legge nel rapporto - è il prodotto di diversi fattori: la popolazione femminile in età fertile è in diminuzione, il tasso di fecondità è costantemente basso, il ritardo nella transizione allo “stato adulto” contribuisce a deprimere il numero dei nati. Tradotto: si studia più a lungo e si entra nel mercato del lavoro più tardi, spesso con occupazioni precarie e salari bassi, si rimane più a lungo ad abitare con la famiglia di origine: pertanto, aumenta l’età con cui si costituisce una famiglia propria in una abitazione autonoma, di conseguenza si fanno figli più tardi, con il rischio di non riuscire ad averne o ad averne non nel numero desiderato. Infine, anche lo stato di “permacrisi”, ovvero, le difficoltà e incertezze indotte dal susseguirsi di continue crisi (dalla crisi economica del 2008, alla pandemia) hanno pesato negativamente sui progetti di formazione della famiglia e su quelli riproduttivi.
Una popolazione sempre più anziana
Denatalità e crescita della longevità sono caratteristiche delle società nei Paesi economicamente avanzati, e il Piemonte non fa eccezione. Queste dinamiche, nel lungo periodo, contribuiscono all’invecchiamento della popolazione: si assottiglia la componente giovane, cresce il numero di anziani e sale l’età media (quest’ultima in Piemonte ha raggiunto, nel 2021, 47,6 anni). In Piemonte la quota di persone con 65 anni e oltre ha raggiunto, nel 2021, il 26,2% della popolazione complessiva (era al 19% a metà degli anni novanta), al di sopra della media italiana al 23,8% anch’essa in crescita costante. Si segnala in particolare la crescita degli ultraottantenni (che nel 2021 rappresentano l’8,8% della popolazione), una fascia di età più fragile e bisognosa di servizi, in primis, quelli sanitari.
Un aspetto del fenomeno dell’invecchiamento riguarda il cambiamento del rapporto tra le diverse componenti della popolazione. L’indice di vecchiaia mette in rapporto la popolazione anziana con quella più giovane: in Piemonte è in costante crescita e al termine del 2021 ha raggiunto il valore di 220, ovvero vi sono più di 2 persone con “65 anni e più” per ogni minore tra gli 0 e i 14 anni. Il Piemonte si colloca tra le regioni italiane con l’indice di vecchiaia più squilibrato, con in testa la Liguria (267). L’invecchiamento dei residenti in età di lavoro si osserva con l’indice di struttura della popolazione in età attiva, calcolata come rapporto numerico tra la fascia di età più giovane (15-39enni) e quella più matura (40-64enni). Ancora all’inizio degli anni novanta vi erano più persone giovani che persone mature, ma già alla fine di quel decennio il rapporto si è invertito. Il processo di cambiamento nella composizione della popolazione in età lavorativa è stato particolarmente rapido negli ultimi anni. Nel 2007 in Piemonte vi erano 120 persone più mature ogni 100 persone più giovani in età lavorativa; nell’ultimo anno disponibile le persone più mature su 100 giovani sono salite a 152,6.