“Molti medici stanno smettendo di vedere l’ospedale come un bel posto dove lavorare e passare gran parte del tempo. Nonostante abbiano iniziato la professione con passione ed entusiasmo, sopportato nel corso degli anni sacrifici e rinunce, in molti si stanno disinnamorando del lavoro. E questo deve preoccupare tutti”. Si apre così l’indagine pubblicata da Anaao Assomed Piemonte relativamente all’andamento delle dimissioni volontarie dei medici negli ospedali pubblici piemontesi.
Nel 2023 in Piemonte ben 270 medici ospedalieri si sono licenziati volontariamente per cambiare lavoro: rappresentano il 3% del totale dei medici ospedalieri della Regione. “Il numero è finalmente in calo, seppur lieve, rispetto al 2022, quando si erano dimessi 332 medici”, si legge nel documento pubblicato dal sindacato delle professioni sanitarie. Il dato non tiene conto dei pensionamenti e delle dimissioni rassegnate per poi però rientrare nel Sistema Sanitario pubblico in un'altra Asl. Anaao sottolinea che “270 medici sono tanti, tantissimi. Anche perché sono colleghi preparati e con esperienza, che hanno possibilità di scegliere e che fanno gola al privato. Dopo anni di denunce, avremmo dovuto azzerare questi licenziamenti volontari. Anche perché in Piemonte i reparti sono senza medici, i concorsi continuano, per molte specialità, ad andare deserti e l’unico modo per garantire le cure ed evitare i gettonisti è mantenere in servizio chi già ci lavora”.
Prosegue l’approfondimento del sindacato: “Di questi 270 colleghi, 39 si sono dimessi per andare a lavorare nella medicina convenzionata, come pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali o nell'assistenza primaria. Di questi, 7 pediatri sono diventati pediatri di libera scelta; 8 medici hanno scelto l'assistenza primaria e 20 sono diventati specialisti ambulatoriali. Il numero di medici che sono passati alla Medicina Convenzionata è cresciuto negli anni e il dato del 2023 conferma quello del 2022. Gli altri 231 colleghi hanno optato per la libera professione con partita Iva, per il lavoro in ambulatori convenzionati o negli ospedali privati. Il lavoro a partita IVA e negli ambulatori convenzionati consente certamente una maggiore autonomia e flessibilità di orario rispetto alla dipendenza nel SSN, oltre alla possibilità di un trattamento fiscale agevolato del reddito prodotto”.
Le donne abbandonano di più
Tra coloro che scelgono di abbandonare il Servizio Sanitario Regionale si registra una prevalenza del genere femminile: sul totale dei medici che si sono trasferiti al privato il 58% è donna. Calcolando le percentuali sul totale dei medici attivi nel 2023 distinti per genere, le donne che lasciano la sanità pubblica per il privato sono quasi il 3% mentre gli uomini poco più del 2%. In particolare, sul totale dei medici che sono passati alla medicina convenzionata, più di 3 su 4 sono donne (pari al 77%). “È probabile che su questa scelta giochi un ruolo la mancanza di turni, la diminuzione delle reperibilità notturne e festive e gli orari più flessibili, che meglio si conciliano con la gestione degli impegni familiari”, dicono dal sindacato.
Il dettaglio azienda per azienda
Anaao Assomed ha inoltre “fotografato” le dimissioni per singola Azienda, in numero assoluto ed in percentuale al numero di medici dipendenti. Nel 2023 l'Azienda Ospedaliera di Alessandria si conferma al primo posto nella classifica delle aziende con il maggior numero percentuale di licenziamenti volontari. Le cessazioni volontarie si attestano sul 6,5% del numero totale di medici attivi, valori ben al di sopra della media regionale (3%). Seguono l’Asl CN2 (16 dimissioni, il 5,6% del personale attivo), l'Azienda Ospedaliera di Novara e l'Azienda VCO, tutte con quote di medici in fuga al di sopra del 5% dei medici attivi.
Al “Santa Croce e Carle” si sono verificate 17 dimissioni volontarie (3,8%), nell’Asl CN1 18 (3,5%).
Quali gli specialisti “in fuga”?
Nel 2023 la maggioranza dei medici che sono passati alla medicina privata sono medici di Medicina e Chirurgia di Accettazione e Urgenza e di Anestesia e Rianimazione, specialità che già gli scorsi anni cedevano numerosi medici al privato. Seguono Radiodiagnostica, Chirurgia Generale e Medicina Interna, anche queste sempre ai primi posti tra le specialità che mostrano da anni numerosi passaggi dal servizio pubblico a quello privato.
Commenta la dottoressa Chiara Rivetti, segretaria regionale Anaao Assomed: “Le dimissioni volontarie alimentano un circolo vizioso difficile da interrompere: la riduzione degli organici provoca un aumento insostenibile del carico di lavoro, spingendo sempre più colleghi a lasciare il proprio impiego, aggravando ulteriormente la carenza di personale. Quando come sindacato sollecitiamo nuove assunzioni, la risposta è che non ci sono specialisti disponibili e che i concorsi rimangono senza candidati. Tuttavia, un primo grande obiettivo per la Sanità Regionale dovrebbe essere quello di mantenere nel sistema i propri dipendenti. Occorre rendere il lavoro meno gravoso, valorizzare il personale, investire nella formazione e coinvolgerlo nelle decisioni strategiche. Al contrario, oggi ci troviamo di fronte agli stipendi tra i più bassi d’Europa, un lavoro che costringe a sacrificare la vita privata e a rinunciare alle proprie ambizioni di crescita professionale. Il clima lavorativo è peggiorato nel tempo: il già odiato carico burocratico è ulteriormente aumentato, mentre le aggressioni da parte dei pazienti e le denunce sono sempre più frequenti. Chi può, sceglie di andarsene, trovando vie di fuga per ricominciare altrove. Se da un punto di vista individuale queste dimissioni sono comprensibili, a livello di sistema, rischiano di compromettere la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale. È fondamentale trasformare queste scelte individuali in una protesta collettiva. Unire le voci di chi si sente solo in questa battaglia per chiedere, insieme, un cambiamento profondo e necessario”.