“Il dato delle nostre esportazioni è straordinario e conferma la capacità delle imprese cuneesi di imporsi sui mercati, pur in un contesto internazionale complicato - afferma il Presidente della Camera di commercio Luca Crosetto -. Conforta l'attitudine delle nostre aziende, in un momento di difficoltà della Francia, nostro primo partner commerciale, di crescere su altri mercati in Europa e al di fuori del vecchio continente".
La crescita registrata dalle esportazioni cuneesi nel 2024 è il risultato di andamenti disomogenei nei vari settori di specializzazione. Il comparto manifatturiero, che spiega il 96,1% dell’export cuneese, registra un aumento del 5,5%; i prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, con una quota del 3,2%, registrano una flessione del 12,6%, mentre quelli dell’estrazione di minerali da cave e miniere con una quota dello 0,1% riportano un -8,9%. Analizzando nel dettaglio la manifattura cuneese emerge come la filiera dell’industria alimentare, che pesa per il 36,3% ed è il settore trainante dell’export manifatturiero, cresce del 7,6%, sebbene la performance migliore sia stata registrata dai prodotti tessili e dell’abbigliamento (+32,3%), seguita dagli altri prodotti delle attività manifatturiere (+26,2%), dagli apparecchi elettrici, elettronici e ottici (+14,3%), da macchinari e apparecchi n.c.a. (+10,6%), da chimica e farmaceutica (+4,7%), dagli articoli in gomma e materie plastiche (+2,5%), dai metalli di base e prodotti di metalli (+1,1%). Gli articoli in legno (-5,5%) sono quelli che hanno sofferto maggiormente, seguiti dai mezzi di trasporto (-1,8%).
Per quanto concerne i mercati di sbocco, il bacino dell’Ue-27 post Brexit assorbe il 62,0% delle vendite all’estero e si conferma, anche per il 2024, l’area di destinazione principale delle esportazioni cuneesi. Ai mercati situati al di fuori dell’area comunitaria è destinato il restante 38,0%. Entrambi i bacini chiudono con una variazione tendenziale positiva, rispettivamente pari al 3,4% per i mercati comunitari e del 8,3% per i restanti Paesi. I più importanti mercati dell’area Ue-27 si confermano essere quello francese e tedesco, con quote rispettivamente pari al 18,0% e 13,6%. La Francia ha evidenziato una flessione del 3,4% mentre il mercato tedesco cresce del 2,3%. La Spagna, con una quota del 6,5%, ha registrato una variazione positiva del 5,0 %, mentre la Polonia con una quota del 5,3% ha riportato un sorprendente +20,0%. Belgio, Paesi Bassi e Repubblica Ceca, con quote rispettivamente del 2,7%, del 2,1% e dell’1,5%, hanno riportato i risultati meno positivi rispettivamente con -4,6%, -1,8% e +2,3%. Romania, Austria e Grecia hanno fatto segnare rispettivamente +11,7%, +11,2% e +10,3%. Per il bacino Extra Ue-27 i mercati di maggior sbocco continuano a essere gli Stati Uniti e il Regno Unito che rappresentano rispettivamente il 6,3% e il 5,1% dell’export complessivo. Gli USA hanno registrato una crescita del 3,5%, mentre il Regno Unito di +0,4%. Le esportazioni verso la Cina vivono un vero e proprio boom (+ 229,1%) trainato dal comparto tessile e dei prodotti in pelle. La Cina diventa il terzo mercato di riferimento Extra Ue. Si consolidano in modo significativo le vendite verso Corea del Sud (+73,0%) e Turchia (+26,7%). Apprezzabile la crescita delle esportazioni verso mercati importanti quali Arabia Saudita (+8,5%) e Canada (+5,5%). In controtendenza l’Australia (-26,6%), il Messico (-9,0%) e la Svizzera (-7,8%).