Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 196ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mese di ottobre con riferimento ai dati del periodo luglio-settembre 2020, ha coinvolto 1.802 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 100.249 addetti e un valore pari a circa 55,8 miliardi di euro di fatturato.
Nel terzo trimestre 2020 l’attenuazione delle misure restrittive, introdotte per contenere la diffusione del Covid-19, ha permesso al tessuto manifatturiero locale di rialzare la testa. Dall’indagine emerge come, nel periodo luglio-settembre 2020 il calo produttivo abbia infatti ridotto notevolmente la propria intensità, passando dal -15,7% del II trimestre al -2,4% del III trimestre 2020
Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “In questo trimestre abbiamo assistito a un rimbalzo economico, successivo al primo lockdown. Alla stabilità del comparto alimentare si è affiancata l’importante ripresa dei mezzi di trasporto, settore di punta della nostra manifattura. Insomma, abbiamo registrato un piccolo recupero i cui effetti però rischiano di essere annullati da questa seconda ondata emergenziale e dalla chiusura di numerose attività. La priorità è garantire alle imprese quella liquidità necessaria per superare questa nuova tempesta. Su questo è necessario lavorare, per riuscire a dare un po' di respiro alle aziende piemontesi in vista della chiusura dell’anno”.
Fabrizio Simonini, regional manager nord ovest di UniCredit ha ricordato il recente intervento dell’AD del Gruppo, Jean Pierre Mustier: "Gli Stati in questa crisi sono estremamente proattivi e stanno facendo un ottimo lavoro, in termini di appropriatezza e velocità degli interventi. Spesso tendiamo a criticare gli amministratori, ma quello che è stato fatto in Italia è eccezionale (outstanding) su tipologia, ammontare e velocità della reazione". In UniCredit "abbiamo il miglior bilancio di sempre i termini di solidità patrimoniale. Le banche in Italia sono forti, possono sostenere l'economia e svolgeranno il loro ruolo. Ecco, quello che vale a livello nazionale, vale ancor di più nel nostro territorio, in un Piemonte che ha fatto della resilienza e del rilancio le chiavi di imprenditorialità. Come Banca siamo stati in prima linea per sostenere le nostre imprese, al fine di supportarne efficacemente le esigenze di liquidità e di investimento, attivando tempestivamente un ‘Pacchetto Emergenza’, una serie di iniziative concrete, in linea e ad integrazione di quanto previsto dal Decreto Cura Italia e dalla moratoria ABI e attraverso un forte impegno nel dare esecuzione alle misure previste dal Decreto Legge Liquidità per tutte le tipologie di finanziamento disponibili in funzione delle caratteristiche e delle dimensioni aziendali, garantite dal Fondo Centrale di Garanzia e da Sace. Come conseguenza di quanto è avvenuto, stiamo assistendo a un processo di trasformazione che ha coinvolto le aziende di tutte le dimensioni permettendo anche a quelle più piccole e meno strutturate di affacciarsi ai mercati esteri o di diffondere i loro prodotti su tutto il territorio nazionale".
Teresio Testa, Direttore regionale Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo, ha evidenziato: “Avevamo colto anche noi segnali incoraggianti a partire da luglio fino ancora al mese di settembre, prima che la seconda ondata della pandemia modificasse il quadro. Da febbraio 2020 in Piemonte abbiamo deliberato oltre 18.000 finanziamenti dedicati all’emergenza Covid per un totale di 1,9 miliardi di cui quasi 16.000 richieste sotto i 30.000 euro previsti dal Decreto Liquidità, abbiamo accolto 52.000 richieste di moratoria e anticipato la cassa integrazione a più di 2.000 lavoratori. C’è ancora disponibilità e l’impostazione delle pratiche si può fare a distanza. Oggi le aziende medio-grandi sono meglio preparate ad affrontare con flessibilità le restrizioni e ci aiuta la disponibilità dei mezzi di protezione individuale. Le piccole necessitano di maggiore sostegno, dove possibile attraverso la filiera: Intesa Sanpaolo interviene a fianco del capo filiera per favorire l’accesso al credito delle realtà a valle e a monte. I tassi bassi, i finanziamenti agevolati, l’opportunità offerta dall’Ecobonus aprono spiragli rispetto alla possibilità di fare investimenti e di cercare un rilancio. Abbiamo stanziato un plafond di 2 miliardi di euro, disegnato per accompagnare gli sforzi delle PMI nella direzione di una maggiore sostenibilità sotto il profilo ambientale, sociale e di governance: una strada per guardare avanti verso un futuro necessariamente diverso”.
Nonostante il forte miglioramento registrato rispetto al II trimestre 2020 il periodo luglio-settembre 2020 continua a evidenziare risultati con il segno meno per tutti i principali indicatori. Per tornare ai livelli pre-covid ci vorrà ancora del tempo. Alla contrazione della produzione industriale del 2,4% rispetto al III trimestre 2019 si affianca il calo degli ordinativi sia interni (-3,2%) che esteri (-3,4%). Il fatturato diminuisce del 1,5% a livello tendenziale e la componente estera flette del 2,5%. Nettamente in miglioramento il grado di utilizzo degli impianti che si riporta al 61,8% rispetto al (57,0%) del I trimestre 2020 e al (50,2%) del II trimestre 2020.
A livello settoriale, alla stabilità del comparto alimentare (-0,4% nel III trimestre 2020), che ha mostrato una forte resilienza anche nei trimestri precedenti, si affianca l’importante ripresa dei mezzi di trasporto, settore di punta della nostra manifattura. La filiera dell’automotive, che aveva subito - ancor prima dell’impatto Covid - un forte rallentamento, chiude questo trimestre con un incoraggiante -0,1%. Il risultato appare il frutto di un consistente ribalzo della produzione di autovetture (+27,5%), attenuato dal calo del 2,7% registrato dalla componentistica autoveicolare e dalla contrazione del comparto aerospaziale (-5,1%).
Un dato migliore rispetto alla media complessiva della manifattura regionale viene registrato anche dalla meccanica (-1,9%). La chimica/plastica evidenzia una variazione tendenziale negativa del 3,7%, seguita dalla filiera del legno (-4,2%). Elettricità e metalli mostrano riduzione della produzione rispettivamente del 5,1% e 5,5% rispetto all’analogo periodo del 2019. Il vero malato dell’industria regionale in questo trimestre è il comparto tessile che, in analogia a quanto avvenuto a livello nazionale, registra una flessione ancora a doppia cifra (-16,0%).
Tutte le classi dimensionali non sono ancora tornate ai livelli del III trimestre 2019. Il recupero migliore ha riguardato le grandi imprese (oltre 250 addetti) che registrano, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, una flessione solo del 1,1%. Le micro (0-9 addetti) e le piccole imprese (oltre 250 addetti) hanno evidenziato una flessione rispettivamente del 3,1% e del 3,4%. Il risultato peggiore appartiene, in questo trimestre, alle realtà di medie dimensioni (50-249 addetti; -4,2%). Nel periodo luglio-settembre 2020, tutte le province piemontesi abbandonano il calo a doppia cifra del trimestre precedente, ad eccezione di Biella. Questo territorio, a causa della specializzazione tessile, ha registrato una flessione della produzione del 14,1%, che fa seguito al -30,2% segnato già nel II trimestre 2020. Anche le altre realtà del nord del Piemonte segnano una performance peggiore rispetto a quella media regionale: si registrano riduzioni produttive del 6,3% a Vercelli, del 4,3% a Verbania e del 4,2% a Novara. Ad Asti la produzione, penalizzata dal trend provinciale delle bevande, scende del 3,8%. Il calo è pari al 2,9% per il capoluogo regionale, mentre si attesta a soli 0,9 punti percentuali la flessione di Alessandria, dove la contrazione della metalmeccanica è controbilanciata dalla crescita dell’industria alimentare. Cuneo, in contro tendenza, mostra un ribalzo positivo del 2,7%, risultato generato dal buon andamento delle imprese della Granda del comparto alimentare e di quello meccanico. Durante le restrizioni imposte per far fronte all’epidemia è emerso tra le industrie manifatturiere del nostro territorio un problema di natura logistica relativo alla catena della fornitura. Parallelamente si è riscontrato un crescente interesse nei confronti delle iniziative di back- reshoring, ovvero quelle decisioni che prevedono il rientro nel paese di origine dell’azienda di attività di produzione precedentemente delocalizzate in Paesi esteri, sia nella forma di produzione in stabilimenti di proprietà, che di acquisto da fornitori locali.
Nel III trimestre 2020 abbiamo voluto approfondire anche questa tematica con le aziende manifatturiere intervistate. È emerso che, in passato, parte delle imprese del nostro territorio avessero delocalizzato principalmente in Cina o altri Paesi asiatici e nell’Europa dell’est.
Nel III trimestre 2020 il 35% di queste aziende ha deciso di riportare del tutto o in parte la produzione in Italia o ha in previsione di farlo nel breve periodo. La principale motivazione è la difficoltà di coordinamento, seguita dalla scarsità della manodopera estera e dal valore aggiunto del Made in Italy.