Riceviamo e pubblichiamo.
Vista la tragica vicenda successa a Roma, dove un neonato di soli tre giorni è morto per mancanza di assistenza ospedaliera e sostegno alla neo mamma, vorrei raccontare la mia esperienza all'ospedale Santa Croce di Cuneo avvenuta nel 2022. Dopo un travaglio durato due giorni e mezzo, quindi due notti completamente insonni, la fatica di un parto, l'epidurale negata, una lacerazione di terzo grado seguita da due ore in sala operatoria, mi hanno riportata in stanza ancora con l'anestesia lombare (muovevo solo la parte alta del corpo) e il bambino in braccio. La prima notte il dolore ai punti è insostenibile e l'unica cosa che possono offrirmi è la morfina, compatibile con l'allattamento. Accetto, convinta che in questa circostanza avrebbero tenuto il bambino al nido. Non solo mi sbagliavo, ma quando chiamo per chiedere di spostare il bambino nella culla siccome io non riesco a muovermi, mi viene risposto "Tanto non ci sta”: lo spostano senza alcuna attenzione e, ovviamente, lui si sveglia e inizia a piangere. Chiamo nuovamente per farmelo passare da una delle infermiere, che dopo aver sottolineato "Te l'avevo detto” mi propone di togliermi la morfina, cosa della quale non potevo fare a meno in quel momento. Ho passato così un'altra notte totalmente in bianco per la paura di schiacciare mio figlio, e così sono state le successive, finché non sono stata dimessa e a casa ho avuto l'aiuto del mio compagno e dei miei famigliari per permettermi di riposare. Questa è solo una piccola parte, purtroppo, della violenza ostetrica che ho subìto in quei giorni.
La vicenda mi tocca particolarmente perché quella mamma di Roma sarei potuta essere io, quel bambino sarebbe potuto essere il mio. I titoli dei giornali in cui viene non troppo velatamente accusata la mamma per essersi addormentata mentre allattava mi fanno ancora più rabbia. La colpa non è delle madri, non siamo supereroine, non siamo predisposte da madre natura a non dormire per assistere il neonato. Il rooming-in dev'essere una scelta, non un obbligo, né tantomeno dev'essere promosso il bed sharing dallo stesso personale sanitario. È essenziale fornire assistenza alle neomamme e permettere loro di riposare, non far passare notti in bianco e mettere a rischio la vita dei bambini, anche e soprattutto per favorire l'allattamento, se desiderato.
Se non è possibile ricevere questo tipo di assistenza dal personale per carenza dello stesso, allora, che permettano al papà di stare in stanza h24 fino alle dimissioni.
Lettera firmata