CUNEO - 'Non sappiamo più come dirvelo, restate a casa!': si alzano i toni degli appelli dei sindaci cuneesi

Si moltiplicano gli inviti dei primi cittadini a rispettare le norme anti Coronavirus. Alcuni pubblicano l'immagine delle bare in una chiesa bergamasca: 'Guardate cosa sta succedendo'

a.d. 17/03/2020 10:09

“Altrimenti ci arrabbiamo!”. Era la primavera del 1974 quando uno tra i più celebri film di Bud Spencer e Terence Hill usciva nelle sale in tutta Italia. Da allora sono passati quarantasei anni e ad “arrabbiarsi”, ora, sono alcuni sindaci della provincia di Cuneo. Stavolta non c’è di mezzo una dune buggy, ma l’invito a restare a casa nel rispetto delle normative anti Coronavirus. Un invito che viene ancora ignorato da molti e che ha portato molti primi cittadini cuneesi, più che legittimamente, ad alzare i toni dei loro appelli. Molti di loro, peraltro, in queste ore stanno emettendo ordinanze per chiudere parchi, giardini e aree verdi, a causa delle troppe persone che ancora vi si riversavano approfittando delle temperature miti.
 
Uno degli appelli più accorati è arrivato da Paolo Renaudi, sindaco di Peveragno, che ha pubblicato sul suo profilo Facebook l’impressionante immagine delle decine di bare allineate in una chiesa bergamasca in attesa della sepoltura. Un post che ha raccolto centinaia di condivisioni, un modo per far capire a coloro che ancora non prendono sul serio la situazione che non è affatto il momento di comportarsi con leggerezza: “Non avete ancora capito? Siamo in emergenza, e siamo solo all'inizio. L'avete vista la chiesa del bergamasco piena di bare che non hanno il tempo di seppellire? Le leggete le richieste di stare a casa di medici, infermieri, OSS che sono davanti all'evidenza della dimensione del contagio dentro e fuori gli ospedali? Sapete cosa passa nella testa di tutti quelli che hanno le imprese ferme o le devono fermare? Non avete capito che abbiamo bisogno dell'esempio e della responsabilità di tutti? Abbiamo soprattutto bisogno dell'esempio e del sostegno di ragazzi e giovani, runners, sportivi e amici dei cani, abbiamo bisogno di esempio e sostegno da quelli che per fortuna non verranno toccati se non in minima parte, ma che possono portare il virus in giro e fare danno ad altri. State a casa. Capite cosa vuol dire? State a casa, ingrassate e perdete la forma, sostenete con un piccolo sacrificio, obbligate i vostri anziani a stare in casa, dite loro che rischiano di crepare soli e senza cure, e che non facciano i testoni. Dite ai vostri bambini che abbiamo bisogno del loro esempio e del loro aiuto, anche loro devono stare in casa. Capiranno”. Per il primo cittadino peveragnese è però importante anche dare un messaggio di speranza, chiarire che le restrizioni di oggi non sono fini a se stesse: “Stare a casa serve, eviterà guai a voi e anche alle altre persone”.
 
Si è servito della stessa dolorosa immagine, sempre sulla sua pagina Facebook, il sindaco di Busca Marco Gallo: “Se vogliamo fermare la diffusione del virus abbiamo di fronte a noi una solo scelta: restare a casa e limitare il più possibile gli spostamenti. Se non siete convinti di questo guardate cosa sta succedendo a Bergamo: un’impressionante fila di bare allineate in una chiesa in attesa di cremazione”.
 
Ad inaugurare il coro nei giorni scorsi era stato il sindaco di Boves Maurizio Paoletti, che aveva annunciato un’intensificazione dei controlli sul territorio comunale: “Non so più come dirlo che siamo nel bel mezzo della fase critica. I più indisciplinati restano gli anziani che sono quelli a maggior rischio”. Il primo cittadino bovesano ha anche pubblicato un avviso con la scritta “Restate a casa” riportata in italiano, piemontese, inglese, francese, albanese e romeno: “Non sappiamo più in che lingua dirvelo”, si legge nel post.
 
Anche dal sindaco di Marene, Roberta Barbero, era arrivato ieri l’ennesimo appello, in un video nel quale si annunciava il sesto paziente positivo tra i residenti: “E’ necessario restare a casa, non so più come dirlo. Abbiamo parlato con alcuni medici, sono disperati, la situazione è più grave di quello che vi può sembrare. Dobbiamo ribadirlo: è assolutamente vietato andare a cena dagli amici”.
 
Nei giorni scorsi alcuni sindaci delle valli, invece, avevano scelto un gesto forte nei confronti dei proprietari di seconde case che avevano scelto di passare la quarantena “in villeggiatura” nelle località montane cuneesi: Limone Piemonte ed Entracque, per esempio, con un’ordinanza avevano imposto l’isolamento domiciliare per due settimane a chi era arrivato dopo il 7-8 marzo, obbligato in alternativa a lasciare il Comune entro 24 ore. In molti Comuni, nel frattempo, da giorni Protezione Civile e Polizia Municipale percorrono le strade diffondendo tramite altoparlante le indicazioni da seguire, invitando la popolazione ad uscire di casa solo per lavoro, per la spesa e per ragioni di emergenza.
 
Il messaggio dei sindaci cuneesi, insomma, è chiaro: non è il momento di scherzare o di prendere alla leggera la situazione. E’ essenziale, ora, eliminare tutte le uscite superflue, è necessario un sacrificio da parte di tutti, affinché questa situazione anomala possa durare il meno possibile. Una passeggiata in meno ora può letteralmente contribuire a salvare vite umane.

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