“Presidente Cirio, caro Alberto, apprendo del tuo sconcerto per la scelta forte del Governo che si è abbattuta sulla nostra Regione, credo sia doveroso dirci che dobbiamo essere anche seri tra di noi. Capisco bene che “buttarla in caciara” funziona molto, ma soffiare sul fuoco dell'insoddisfazione e della sofferenza di chi assiste attonito alle discussioni tra Governo e Regioni, maggioranza e opposizioni, non può che peggiorare la situazione”.
La provocatoria risposta del ministro non si è fatta attendere. “Potrei elencare le ingenti risorse che questo Governo ha stanziato dall'inizio della pandemia ad oggi per reggere l'onda d'urto (per sanità, scuola, trasporti, ecc) e chiedere perché la nostra Regione non abbia fatto tutto ciò che le competeva in tema di sanità e trasporti, potrei chiederti perché dopo le ore dedicate al confronto tra Governo e Regioni ora racconti che non siate mai stati coinvolti, perchè giorni fa chiedevate azioni forti e oggi dite che sono troppo forti. Ma che utilità avrebbe se non intimorire ancor più chi da noi tutti si aspetta qualcosa di più di un semplice scaricabarile di responsabilità?”
“Non dimentichiamoci troppo velocemente delle file di camion militari che portavano i feretri fuori Bergamo, delle notti silenziose interrotte dalle sirene delle ambulanze, degli sforzi di coloro che lavorano negli ospedali e che a marzo acclamavamo come eroi” ha proseguito la Dadone, che ha affidato al social network Facebook la sua lettera aperta.
“Oggi le tende militari fuori dagli ospedali piemontesi e la fila di ambulanze che spostano pazienti da ospedali torinesi ad altri dovrebbero farci essere più coesi nella lotta contro la pandemia - conclude -. Siamo piemontesi, ci vantiamo di fare poche chiacchiere e lavorare sodo. È ora di farlo”.