Un convegno per riannodare le fila del discorso sul nuovo ospedale di Cuneo, incagliatosi tra le secche della battaglia legale con i privati e le incognite del cronoprogramma rivisto, dopo lo stop al partenariato. Le opposizioni schierate sul fronte del mantenimento della sede sull’altipiano - ovvero Cuneo per i Beni Comuni, Cuneo Mia e gli Indipendenti - scelgono un titolo che è già tutto un programma: “Nuovo ospedale al punto zero”.
Al “punto zero”, dicono, non è però solo il progetto cuneese ma l’intero piano di edilizia sanitaria della Regione, che prevede la realizzazione di 11 nuovi ospedali (tra cui Cuneo e l’ospedale di pianura a Savigliano, per il quale è già pronto l’incarico di progettazione), più quattro rigenerazioni e ampliamenti, 91 case di comunità, 30 ospedali di comunità e 43 centrali operative territoriali. “Sarà già tanto se ne realizzeranno quattro e non siamo certi che Cuneo sarà tra questi” pronostica il consigliere cuneese Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), dopo aver ripercorso tutte le tappe precedenti a partire dal 2022. Mauro Calderoni, rappresentante del Pd cuneese a palazzo Lascaris, è ancora più pessimista: “Neanche quei quattro si faranno”.
Nel pubblico, insieme a lui, ci sono anche la consigliera regionale di Avs Giulia Marro e l’ex consigliere pentastellato Sean Sacco, più il consigliere provinciale Loris Emanuel e il responsabile del tavolo sanitario del Pd Guido Chiesa. Un segnale di attenzione, da parte del centrosinistra regionale, a una sinistra civica con cui, comunque, le distanze restano immutate su alcuni punti. A cominciare dal tema principale, la collocazione della sede: le opposizioni cuneesi ribadiscono che la scelta migliore è il Santa Croce. “L’ospedale deve stare dentro la città perché deve essere parte viva della città” dice Giancarlo Boselli (Indipendenti), aggiungendo: “Se qualcuno ha pensato che chiedessimo di ristrutturare l’ospedale non ha capito bene. Noi pensiamo a una ricostruzione a moduli, c’è la sede dell’Inps e c’è tutto il Movicentro per fare parcheggi gratuiti”. “Avere l’ospedale in città è un vantaggio per i cittadini: ci sono prestazioni, soprattutto in campo cardiologico, che devono essere fatte nel giro di venti minuti” concorda Luciana Toselli (Cuneo per i Beni Comuni), smentendo la tesi che il pronto soccorso attuale sia meno facile da raggiungere per chi arriva da fuori: “Non è mai stato fatto un vero studio di fattibilità: come lo hanno fatto per il Carle, dovevano farlo per il Santa Croce. C’era una volontà distorta fin dall’inizio”. L’ex sindaco di Saluzzo Calderoni avanza la sua riflessione definita, scherzosamente, “da abitante del contado”: “L’ospedale è sicuramente importante per Cuneo, ma rimane l’hub della provincia. Visto da fuori, la facilità di raggiungere la struttura è per noi un punto importante, mentre si va a ridurre la qualità delle prestazioni negli ospedali periferici”.
Dove tutti sono d’accordo, invece, è nel bocciare l’operato della giunta Cirio, compreso il “nuovo corso” avviato dall’assessore alla Sanità Federico Riboldi senza l’incognita del partenariato. “La Regione sta facendo un gioco delle tre carte” ammonisce Sturlese: “Si gioca su più tavoli, tra finanziamenti statali, Inail e PPP, muovendo le pedine a loro desiderio. Adesso hanno scoperto che il PPP è troppo costoso, ma noi lo avevamo già dimostrato”. Quella che arriva dai tre gruppi, proclama, “è una dichiarazione di guerra: non possiamo accettare il taglio dei fondi e il mancato sviluppo dell’assistenza territoriale”.
Da Torino ci si attende “un taglio di 900mila euro di finanziamenti indistinti, 5 milioni in meno di finanziamento per i rinnovi contrattuali, altri 5 milioni di accantonamento, poi 6 milioni di tagli su farmaci e dispositivi medici: un settore in cui eravamo indicati come ospedale virtuoso”. In conseguenza di tutto ciò, annota l’ex primario del pronto soccorso, “il consuntivo 2024 dell’Aso Santa Croce e Carle registrerà una perdita di circa 6 milioni, mentre lo scorso anno eravamo in attivo e lo saremmo stati anche quest’anno, se non avessero cambiato le carte in tavola”.
E l’ospedale al Carle? Qui Bongiovanni ne ha anche per i vertici dell’Aso, rei di aver “disapplicato in modo del tutto arbitrario le norme impedendo il normale accesso agli atti che abbiamo esercitato”, quando si trattava di valutare la proposta di partenariato. E ora è tutto fermo: “Per il momento nessun affidamento della progettazione del nuovo ospedale, anche se alla sindaca l’azienda ospedaliera aveva assicurato che sarebbe stata approvata entro la prima metà di gennaio. Affidamento che - ricorda il consigliere - consentirebbe di avviare l'iter di finanziamento da parte dell’Inail”. Sulla scarsa verve dimostrata dall’amministrazione cittadina le opposizioni parlano a una voce sola: “Il Comune di Cuneo deve reagire maggiormente: un conto è mantenere rapporti con la regione che finanzia, un altro è farsi prendere in giro” protesta Sturlese, mentre Boselli rimarca che “la componente di centrodestra è condizionante nella maggioranza: la sindaca non poteva opporsi alla proposta regionale o l’avrebbero mandata a casa”.
Una lettura “dietrologica” respinta da Calderoni, che conclude: “Penso sarebbe opportuno dire ai piemontesi che è un momento difficile, invece si continua a fare bandi e promesse e a proporre ospedali”.