Riceviamo e pubblichiamo.
Il dibattito sul futuro dell’Ospedale Santa Croce e, soprattutto, sulla sua sede a venire, ha generato, in questi ultimi mesi, una vivace discussione e un confronto tra le parti politiche. Il consigliere comunale Silvano Enrici, membro della commissione per il nuovo ospedale, e la consigliera Maria Laura Risso, entrambi parte della lista civica Centro per Cuneo, ritengono che sia urgente dare un’informazione corretta e limpida a tutto il territorio Cuneese, per fare sì che ci si possa chiedere, con serietà, quale sia il sito più idoneo per una nuova struttura sanitaria all’avanguardia.
Per fare ciò hanno incaricato un professionista del settore che ha realizzato uno studio di fattibilità sull’area del Carle, perché non ritengono razionale e possibile l’ampliamento dell’attuale Santa Croce. Sono molti i motivi che inducono i consiglieri a non ritenere possibile che l’attuale sede del Santa Croce sia il sito idoneo ove progettare la futura struttura: il primo ostacolo viene evidenziato nell’impossibilità di realizzare la cubatura necessaria al nuovo ospedale. A questo proposito, i consiglieri tengono a precisare che il piazzale dell’Inps (da alcuni proposto per l’ampliamento dell’attuale struttura) ha ampiezza pari a poco più di 4 mila metri quadrati mentre si è letto di estensioni superiori ai diecimila metri quadri, dimensione del tutto estranea alla realtà dei fatti che, in ogni caso, non sarebbe sufficiente.
Inoltre, il fabbricato attuale dovrebbe diventare antisismico, una missione quasi impossibile a detta dei tecnici del settore senza effettuare abbattimenti, con conseguenti anni di enormi disagi per i degenti che dovrebbero essere trasferiti in altre strutture per consentire i lavori, per non pensare alle sale operatorie che rimarrebbero inutilizzabili per molto tempo.
Anche laddove si ipotizzi che, nonostante tutte questa criticità, si realizzi l’intervento, avremmo un ospedale strutturato in forma non ideale e privo di possibilità di futuro ampliamento. I consiglieri hanno quindi concentrato l’analisi sull’area del Carle, chiedendo venisse tenuto in debito conto il masterplan che, alcuni anni or sono, l’azienda ospedaliera aveva condotto con una professionista del settore dell’edilizia della sanità, rispettati tutti i vincoli esistenti sul sito, dal vincolo idrogeologico, al vincolo (Galassino) parco fluviale, alla fascia di rispetto stradale, al vincolo di aree di interesse culturale (vedi parte centrale del Carle con relativo viale alberato).
Si è chiesto altresì di verificare l’esistenza sul sito Carle dell’estensione fondiaria menzionata dal presidente della fondazione ospedale, dottor Moirano, il quale ha dichiarato che per la nuova struttura servono almeno dieci ettari di terreno. Ebbene, in sintesi, il sito del Carle (come viene evidenziato dagli elaborati planimetrici) ha una potenzialità di gran lunga superiore al minimo richiesto: in una prima fase di intervento si arriva a poter realizzare 225 mila metri cubi, ampliabili in seguito per ulteriori novantamila metri cubi, solo considerando i terreni già vincolati a servizi dal piano regolatore a scopo edilizia sanitaria, con possibilità successiva di ampliamento su terreni confinanti.
Non può inoltre sottovalutarsi la grande quantità di aree verdi che potrebbero circondare l’ospedale, il quale potrebbe disporre di un grande pronto soccorso a pochi metri dall’eliporto esistente e di Sale operatorie su ogni nuovo padiglione. Vi sarebbe altresì la possibilità di realizzare Inoltre due piani sotterranei di parcheggi, per i dipendenti e per i fruitori dell’ospedale, raggiungibili dalla rotonda della Est Ovest lato ponte Sarti (con una capienza di 19 mila metri quadrati per piano).
Costituisce altro elemento i valore il dato che vede il fabbricato centrale esistente vincolato non interessato dai lavori, poiché destinabile ad ospitare uffici amministrativi e tecnici dell’azienda. I detrattori sostengono che il sito ove sorge il Carle, in frazione Confreria, sia troppo decentrato, noi ci permettiamo di osservare come il sito sia a pochissimi minuti dalla stazione sita in altipiano e sia raggiungibile ( meglio del Santa Croce) da chiunque arrivi da fuori città. Questo è forse il punto centrale nella riflessione che portiamo avanti: non è del futuro ospedale di Cuneo, intesa come città, che stiamo discutendo, ma di un polo sanitario di rilievo nazionale che vogliamo rimanga nella nostra città (e il sito del Carle lo è) e serva area ben più ampia continuando a crescere in qualità e strutture. E sul futuro dell’area dell’attuale Santa Croce si giocherà una sfida importante di rigenerazione urbana: ci vuole coraggio ma si può fare!