Riceviamo e pubblichiamo:
Alcuni consiglieri comunali, in particolare il dottor Sturlese e l’ex assessore Boselli, hanno scritto nelle scorse settimane una lettera ai giornali, in cui spiegano la loro motivata contrarietà e ferma opposizione alla costruzione di un nuovo ospedale in sostituzione del Santa Croce, nel sito dell’attuale nosocomio del Carle. In seguito alcuni concittadini mi hanno chiesto di esprimere la mia opinione pubblicamente.
Nel manifestare la mia piena condivisione a quanto affermato dai citati amministratori, mi permetto di svolgere qualche considerazione per consentire, a chi ha la responsabilità, di decidere nella piena consapevolezza delle acquisite conoscenze e della propria coscienza. E ciò per evitare gli errori, anche recenti, commessi nella nostra provincia, in tema di localizzazione di nuovi ospedali. Solo una narrazione tesa a coprire appunto le responsabilità di chi ha fatto quelle scelte, ha indotto i cittadini a prenderne atto supini, se non addirittura a condividerle, senza viceversa chiederne conto. La prima domanda spontanea che sorge è: perché realizzare un nuovo ospedale? Ho letto che è stata svolta una indagine di vulnerabilità sismica sull’Ospedale S.Croce, a cui peraltro pare venga data risposta provvedendo a mettere in sicurezza l’edificio. Mi risulta che tutti i reparti del nosocomio, con grande impegno da parte degli uffici tecnici, siano mantenuti in efficienza secondo gli standard moderni. Pertanto al momento non c’è un allarme di sicurezza sulla struttura.
Certamente l’ospedale è datato e non è in condizione di recepire nella sua distribuzione plano-verticale i livelli di efficienza e sviluppo per la movimentazione interna di pazienti, operatori sanitari, linee pulito/sporco, medicinali, alimentazione. Evidentemente questa potrebbe essere una buona ragione per attrezzare un nuovo plesso ospedaliero. Tuttavia deve essere dimostrato e non può prescindere dalla capacità di spesa della nostra società e dalla sussistenza di un favorevole esito dell’analisi costi benefici. Ammesso che ci sia la disponibilità finanziaria e sia dimostrato il beneficio derivante dal nuovo ospedale, sorge la seconda e fondamentale domanda, dove costruire. A quanto ho letto, sulla stampa cittadina, la scelta sarebbe sul sito appunto dell’attuale ospedale Carle a Confreria.
La ragione di questa localizzazione è sostenuta da autorevoli studi tecnici commissionati, purtroppo mi pare in modo unilaterale, dalle Istituzioni che sostengono con forza la necessità del nuovo nosocomio. Perché non si fa un concorso di idee, da svolgersi a seguito, come prevede la norma, di un dibattito pubblico? Per quale motivo la scelta del sito deve essere certificata da uno studio di parte, ancorché presentato in maniera autorevole? La normativa in tema di progettazione è anche cambiata e dubito che si possa attivare un partenariato pubblico privato senza aver esperito per intero la procedura preliminare a cui ho accennato.
Mi permetto infine di fare riflettere i lettori su alcune argomentazioni a favore della scelta nell’attuale sito del Santa Croce o in prossimità di esso, che avevo già studiato in epoca passata, ovvero circa trent’anni orsono, quando proposi di collegare i due nosocomi - Santa Croce e Carle - con un ascensore orizzontale. Innanzitutto ritengo irrinunciabile la centralità sull’altipiano a servizio di due terzi della popolazione del capoluogo e del sessanta per cento degli operatori socio sanitari. Spostare l’ospedale dall’attuale sito significherebbe mettere in movimento migliaia di persone fra l’altipiano e la frazione di Confreria. I disagi per gli utenti sarebbero aggravati dalla assenza in quel sito dei servizi oggi disponibili a pochi metri dall’ospedale e rappresentati dalla stazione ferroviaria e da quella degli autobus. Inoltre verrebbe desertificata una vasta area già oggi a rischio ghettizzazione.
Ho proposto in passato insieme ad un gruppo, allora di giovani architetti e ingegneri, oggi affermati professionisti, se proprio si voleva fare un nuovo ospedale, di costruire nello stesso sito del Santa Croce, ma aldilà del corso Monviso e l’area di insediamento attuale che risulterebbe a quel punto libera, potrebbe essere trasformata in un giardino prospiciente il nuovo ospedale.
Giuseppe Menardi