Non è un monito ai decisori politici e nemmeno un esplicito suggerimento, ma da parte dei tecnici incaricati dello
studio di prefattibilità sul nuovo ospedale di Cuneo filtra già un parere su quella che potrebbe essere la soluzione definitiva da indicare al Comune:
“I progetti sono entrambi praticabili, la grande differenza tra Santa Croce e Carle è nella disponibilità di aree libere” spiega l’architetto
Benedetto Camerana alla commissione temporanea speciale riunitasi nel pomeriggio.
Dal punto di vista delle volumetrie, la bilancia pende in modo chiaro dalla parte di Confreria: nei dintorni dell’attuale ospedale Carle si stima una superficie occupabile di 140mila metri quadrati, più di tre volte quella ricavabile nell’area del Santa Croce che arriva a circa 39mila mq.
Nessuna delle due soluzioni, precisano gli esperti, presenta particolari problemi dal punto di vista dei vincoli paesaggistici e della geomorfologia. Nell’ipotesi di un mantenimento della struttura nel centro cittadino servirebbe una variante del piano acustico comunale per piazzale Vittorio Veneto e i giardini don Stoppa, mentre il fabbricato storico del Carle è sottoposto dal 2004 a un vincolo come area di interesse culturale. Non si tratta comunque di ostacoli difficili da superare, assicura Camerana.
Resta, appunto, la questione degli spazi e dello sviluppo in senso verticale oppure orizzontale delle strutture. Sotto questo profilo le scelte riguardanti il Santa Croce sono obbligate, stante l’impossibilità di ricavare superfici aggiuntive in centro: il fabbisogno di spazi per il polo ospedaliero è stimato in circa 120mila metri quadrati, più 70-90mila mq di parcheggi in piano o interrati. L’architetto Luigi Colombo, già autore insieme ad Elena Airaldi di uno studio sul nuovo ospedale risalente al 2008, avverte che l’idea dell’ospedale “grattacielo” è tendenzialmente da accantonare: “Quasi tutti gli ospedali oggi si sviluppano in senso orizzontale, con poche eccezioni obbligate come il Policlinico di Milano o il Galeazzi. Un dato difficilmente gestibile dal punto di vista economico per gli alti costi che presenta”. Nell’area del Santa Croce, l’intervento richiederebbe comunque una soluzione diversa: “L’abbiamo chiamata ‘soluzione ibrida’ perché tale è già solo dal punto di vista costruttivo, senza considerare gli aspetti sanitari. Vediamo subito che qui i 70/90mila mq di parcheggi non ci sono e non abbiamo possibilità di ampliamenti”.
Il che non significa, assicurano entrambi i consulenti, che l’idea di un nuovo ospedale in centro sia infattibile, ma che senza dubbio presenta maggiori criticità: “Abbiamo un approccio laico - precisa Camerana - e non stiamo dicendo che vada bene l’area del Santa Croce o quella del Carle: vogliamo fornire ai decisori gli elementi tecnici per scegliere”. La palla passa quindi di nuovo nel campo della politica, dove una volta consegnato lo studio di prefattibilità (tra fine ottobre e inizio novembre) si dovrà sciogliere il nodo gordiano.
“Vedo la necessità di fare presto” sottolinea il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Corrado Bedogni: “Il presidente della Regione ci ha detto che sono pronti 300 milioni per il nuovo ospedale e dobbiamo fare di tutto per arrivare in tempo ad avere questo finanziamento. Al Santa Croce si effettuano 200 interventi chirurgici quotidiani e ogni giorno accedono circa 2000 persone, più le 700 presenze medie del Carle: a tutti bisogna garantire l’accesso e le cure in sicurezza”. Un analogo invito a stringere i tempi arriva dal sindaco Federico Borgna, che afferma: “Ci sono tutte le condizioni per concretizzare un risultato storico ed essenziale per la qualità del servizio ospedaliero. Il metodo dello studio di prefattibilità sta pagando”.
Tra i componenti dell’assemblea cittadina si ripropone quella
spaccatura tra “centristi” e “frazionisti”, trasversale a maggioranza e opposizione, che già si era osservata in passato. L’opposizione di sinistra, con
Ugo Sturlese, non nasconde di preferire l’opzione Santa Croce rilevando come
“l’idea di spostare l’ospedale dalla sua collocazione attuale crea dei problemi di prima grandezza”. Stesso parere giunge tra i banchi della maggioranza da
Tiziana Revelli di Cuneo Solidale Democratica e dal centrista
Umberto Fino, secondo il quale agli estensori dello studio di prefattibilità
“è stata indicata una disponibilità di aree che non corrisponde a quella effettiva: si potrebbe utilizzare l’edificio Inps che è ormai di proprietà di una società privata e potrebbe essere acquisito”. Ma c’è anche nel campo opposto chi non si nasconde dietro a un dito: il consigliere
Silvano Enrici, ad esempio, coglie la palla al balzo per rilevare come l’analisi dei tecnici confermi
“quel che io e la collega Risso abbiamo sempre detto: sul Carle la cubatura c’è e non presenta grossi problemi, ci sono possibilità di sviluppo futuro e di realizzazione di parcheggi sotterranei”.