I dati sono preoccupanti e descrivono un fenomeno molto diffuso, anche in Piemonte, e che deve essere combattuto con ogni mezzo, in quanto rischia di compromettere la socialità dei ragazzi e la loro salute, portando in alcuni casi a epiloghi drammatici, come i tentativi di suicidio. Secondo la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, oltre il 50% dei giovani tra gli 11 e 17 anni è stato vittima di bullismo. Un fenomeno che si è acuito da quando gli smartphone e i social media - in particolare quelli dedicati ai più giovani - si sono diffusi capillarmente, tanto che quasi l’86 per cento dei ragazzi utilizzano, quotidianamente, devices di ultima generazione e, di questi, il 22,2% ha riferito di essere stato vittima di cyberbullismo. Secondo la Società italiana di Pediatria le denunce alla polizia postale per reati connessi al cyberbullismo a danno di minori sono cresciute del 65%. Ciò che preoccupa è anche l’età sempre più bassa sia delle vittime che dei cyberbulli, basti pensare che il 70% degli under 14 è presente sui social, come si rileva dai dati del Ministero dell’Istruzione.
Ma cosa si intende per bullismo e cyberbullismo? La definizione è stata declinata nel 1996 da Dan Olweus, il quale ha affermato che “uno studente è vittima di bullismo, ovvero è prevaricato e vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive da parte di uno o più compagni”. Vessazioni che possono manifestarsi con violenza fisica diretta, violenza verbale e violenza relazionale (indiretta) caratterizzata da violenza psicologica, come la diffamazione, l’isolamento e l’esclusione della vittima dal contesto sociale.
Con l’avvento delle nuove tecnologie si è poi aggiunto il cyberbullismo, regolato dalla legge 71/2017 che lo ha definito come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on-line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.
“La Regione - spiega l’assessore al Welfare, con delega alle Politiche della Famiglia e dei Bambini, Chiara Caucino - da anni si batte con iniziative di informazione e prevenzione per contrastare questo fenomeno. Bisogna, allo stesso tempo, sensibilizzare i genitori che non devono lasciare smarphone e tablet ai loro figli senza un adeguato controllo. Come giustamente suggerisce la Società italiana di pediatria, la presenza di un adulto nella fruizione dei contenuti può favorire il processo di regolazione delle emozioni, contribuendo a prevenire casi di bullismo precoce”. “La scuola - prosegue l’assessore - deve fare certamente la sua parte, ma è la famiglia il nucleo da cui deve partire la consapevolezza di non dover nuocere all’altro. Occorre educare i propri figli all’empatia nei confronti del prossimo”.
Caucino mette anche in guardia riguardo ai campanelli d’allarme a cui le famiglie devono prestare attenzione, in particolare le alterazioni dell’umore, che possono sfociare in aggressività, nervosismo o, al contrario, depressione e auto isolamento, l’uso smodato di devices come tablet e smarphone e, come ricordano i pediatri, anche i sintomi fisici, come cali o aumenti di peso, cefalea, sonno disturbato o difficoltà a concentrarsi. E annuncia che presto la Regione lancerà un bando proprio per contrastare fenomeni di questo tipo: “Si tratterà di una misura che coinvolgerà i genitori per sensibilizzarli su questi temi, che rientra in tutto il lavoro che, come assessorato, sto portando avanti nel sostegno alla genitorialità perché contro fenomeni di questo genere la “cura” risiede proprio nell’educazione e parte sempre e comunque dalle famiglie. L’intenzione è quella di creare un percorso formativo dedicato ai genitori - sia in coppia che singoli - per sostenere l'esercizio ed il rafforzamento delle capacità genitoriali e di accompagnamento nel loro ruolo educativo nel gestire i figli seguendo tutte le tappe educative della loro crescita, con un contributo previsto di 500mila euro e 41 centri in tutto il Piemonte. Questa misura coinvolgerà anche gli operatori dei centri per le famiglie”.
“Senza dimenticarci - conclude Caucino - della misura già in atto - del valore di 520 mila euro - per il sostegno psicologico dei minori già interessati da questo genere di disagio e che ha coinvolto 5 centri sovra zonali di psicologia piemontese”.