Con la festa di San Giovanni, torna l’attesa salita agli alpeggi delle mandrie e delle greggi: l’attività che si tramanda di generazione in generazione con i suoi tempi e riti irrinunciabili, seguendo i ritmi della natura. L’alpeggio fa ‘vivere’ la montagna e in provincia di Cuneo sono oltre trecento le famiglie che monticano i propri animali, circa 32mila vacche e 28mila ovi-caprini, su una superficie di quasi 100mila ettari. Numeri importanti che fanno ben sperare circa il futuro non solo di tante produzioni tipiche, dal burro di malga ai formaggi, ma anche dell’ambiente per il prezioso ruolo di salvaguardia che gli agricoltori svolgono in montagna.
Le piogge primaverili hanno sicuramente favorito il risveglio vegetativo e, anche se una parte dei pascoli non è nella piena produttività per le basse temperature registrate fino a pochi giorni fa, le premesse sono decisamente migliori rispetto a quelle dell’anno passato, in cui sia il periodo estivo che quello invernale sono stati molto problematici, con la demonticazione anticipata per via dell’eccezionale siccità e, di conseguenza, la scarsità di foraggi e la necessità di far fronte a costi proibitivi per acquistarlo. “La permanenza dei malgari nei pascoli - commentano Bruno Rivarossa e Tino Arosio di Coldiretti Cuneo - è indispensabile per l’economia locale, così come quella degli allevatori stanziali: proprio negli alpeggi prendono vita alcune delle eccellenti produzioni di formaggi dop che godono di una grande reputazione che va ben al di là dei confini della nostra provincia. Confidiamo che questa stagione permetta ai nostri margari, di ottenere il giusto riconoscimento della loro fatica”.