CUNEO - Ordinanza “anti-caldo”: cosa ne pensano le organizzazioni del settore agricolo?

Per Allasia (Confagricoltura) "il clima si sta modificando e bisogna prenderne atto". Varrone (Cia) la definisce una "trovata pubblicitaria", gli fa eco Porcu (Coldiretti): "Accorgimenti che già esistevano"

Micol Maccario 07/08/2024 16:20

Il clima cambia, le temperature si alzano e le aziende del Cuneese si adattano. La nuova ordinanza “anti-caldo” della Regione, attiva in tredici regioni oltre al Piemonte, ha posto paletti e linee guida per garantire la sicurezza dei lavoratori nelle ore più calde della giornata.
 
Secondo Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo, “l’ordinanza va verso quella che è la tutela del lavoratore, il clima si sta modificando e bisogna prenderne atto. La Regione ha dato indicazioni chiare, ma solo applicandola si può capire come migliorarla. Bisogna tenere conto però che quello che ci viene chiesto di fare, in realtà, la maggioranza delle aziende già lo fa”.
 
Scendendo nel dettaglio, nell’ordinanza si legge che “dal 5 agosto 2024 al 31 agosto 2024 […] sull’intero territorio regionale è vietato il lavoro in condizioni di esposizione diretta e prolungata al sole […] per attività classificabili come ‘attività fisica intensa’ sul sito web Worklimate […] tra le 12:30 e le 16:00” quando la mappa del rischio consultabile su questo link indica un livello “alto”. Riassumendo, i lavori pesanti sotto il sole sono vietati nella fascia oraria tra le 12:30 e le 16 se la temperatura è molto elevata, ma non in tutti i casi. Nelle Faq pubblicate sul sito della Regione, infatti, si legge che il lavoro può essere svolto se si introducono “misure di riduzione del rischio”, cioè “predisposizione di protezioni dal sole, riduzione della durata dei turni di lavoro all’aperto”, utilizzo di abbigliamento leggero, idratazione frequente. “L’ordinanza non è così vessatoria - continua Allasia - se si mettono in atto determinate precauzioni si può lavorare, in caso contrario bisogna fermarsi”.
 
Ma queste linee guida non sono una novità per il settore. “Sono regole di buon senso che la norma nazionale già prevede”, commenta il presidente di Confagricoltura. E anche Igor Varrone, presidente provinciale di Cia, è d’accordo: “Quelle norme sono contenute nel decreto 81, l’ex legge 626 che regolamenta la sicurezza sul lavoro”. Secondo Varrone, si tratta di un’operazione di immagine perché l’abitudine di finire intorno all’ora di pranzo - nelle Langhe, in particolare, molte aziende si fermano alle 13 - è ormai consolidata.
 
Mi sembra una trovata pubblicitaria. Stiamo facendo passare tutta l’agricoltura come schiavista, quando penso sia normale dare l’acqua a chi lavora o stare all’ombra se fa troppo caldo. Tutti quegli accorgimenti già esistevano prima dell’ordinanza”, commenta Varrone. D’accordo è anche il direttore provinciale di Coldiretti, Fabiano Porcu, secondo cui queste norme erano già in vigore nel 99% delle realtà cuneesi: “Sono state messe per iscritto indicazioni che già esistevano, oggi questa novità incide poco. Certo, se un domani aiuterà qualcuno che lavora male ben venga”.
 
All’inizio la norma aveva creato polemica nel settore agricolo, soprattutto a causa della disinformazione e per via del fatto che la stagione di raccolta in Piemonte sta entrando nel vivo proprio in questi giorni. “Subito c’è stata un po’ di apprensione perché normare troppo spaventa e una nuova norma suscita sempre scompiglio - continua Porcu -. In realtà, ad oggi non abbiamo ricevuto grosse lamentele”, merito anche delle Faq, che spiegano e rendono più comprensibile la norma.

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