Riceviamo e pubblichiamo.
Sono giorni incandescenti per la politica cuneese. A tener banco in particolare la questione del nuovo ospedale di Cuneo e il biodigestore di Borgo San Dalmazzo. Due vicende apparentemente scollegate ma che secondo noi sono due facce della stessa medaglia. Non è nostra intenzione ragionare qua dell’utilità o meno del biodigestore o dello spostamento dell’ospedale del capoluogo. Non che non abbiamo un’idea in proposito, anzi. Facciamo riferimento, come si sa, all’esperienza di Cuneo per i Beni Comuni e ci riconosciamo in toto nelle battaglie che questa lista e Cuneo Mia portano avanti.
La cosa più grave a parer nostro, che dovrebbe preoccupare e interessare le cittadine e i cittadini ma anche gli amministratori pubblici che adempiono il loro dovere “con disciplina ed onore”, è un’altra: ovvero il fatto che da troppo tempo le scelte politiche non rispondono più ai reali bisogni della collettività ma a interessi privati.
Siamo usciti da una pandemia che ha invaso prepotentemente le nostre vite ed era opinione comune che il servizio sanitario nazionale andasse non solo preservato ma sostenuto con nuove risorse, con investimenti pubblici, con un aumento del personale. A distanza di tre anni siamo esattamente nella situazione opposta, dove il privato è ormai sempre più insinuato nella sanità: dai medici gettonisti alla costruzione dei nuovi ospedali in partenariato pubblico-privato, passando per le “cooperative” che forniscono servizi in misura variabile, è ormai difficile pensare a una sanità che risponda allo spirito costituzionale e che ponga al centro l’esclusivo interesse della persona.
Discorso analogo per il biodigestore: conosciamo benissimo quali siano le condizioni di salute del nostro pianeta e sappiamo anche che tra le strategie da adottare per ridurre il nostro impatto ambientale vi è la riduzione dei rifiuti. Siamo pienamente consapevoli che i rifiuti in qualche modo vadano smaltiti e gestiti ma non si capisce come mai (o forse con un po’ di malizia qualcosa si può immaginare) le scelte che vengono fatte pare rispondano più a interessi di bottega che non a pianificazioni pubbliche fatte nell’interesse generale, dei cittadini e dell’ambiente.
Per concludere, una riflessione sulla crisi eco-climatica che stiamo vivendo. Questa, in particolare, dovrebbe spingerci ad agire: aumento delle temperature, precipitazioni scarse, scioglimento dei ghiacci, siccità. Si continua a parlare di neve finta, si continua a cementificare e pare un tabù parlare di superamento dell’agricoltura e dell’allevamento intensivi, di riduzione degli sprechi e dei consumi inutili, di limitazione delle acque che vengono imbottigliate da imprese private.
Spinti dall’attualità del nostro territorio abbiamo voluto ragionare su questi aspetti, che ovviamente non sono gli unici, dove ci pare che l’interesse pubblico, l’interesse della maggioranza delle persone in carne e ossa, degli anziani e delle giovani generazioni, dell’ambiente, scivoli costantemente in secondo piano. Una politica che è di parte, dalla parte di una minoranza di affaristi e imprenditori, che ci raccontano che i loro interessi sono quelli di tutti, non è la politica che ci interessa. E a vedere dalla magra affluenza alle urne alle ultime regionali in Lombardia e Lazio, non interessa più la maggioranza delle persone. Come Unione Popolare tenteremo di trasformare la rabbia e lo sconforto della maggioranza sociale in azione politica.
Coordinamento Unione Popolare Cuneo