I privati intascano, il Comune di Cuneo prende le briciole. Succede nell’area dell’ospedale Santa Croce, dove la gabella delle zone blu è - se possibile - ancora più odiata che altrove. Il punto è che questi soldi non finiscono, se non in minima parte, all’ente pubblico.
Colpa di una convenzione firmata nel 2009 dall’allora giunta Valmaggia, in base alla quale si è stabilito che all’amministrazione pubblica sarebbe stato corrisposto solo l’8% degli incassi dalla società che gestisce i parcheggi, la Sipac (acronimo di Sistema Parcheggi Cuneo). Questa azienda, partecipata per il 95% dalla Franco Barbero spa di Alba e per il 5% dall’Apcoa, ha in gestione 908 posti auto a pagamento nel quadrilatero tra corso Monviso, corso Giolitti, via XX Settembre e corso Galileo Ferraris. Qui di recente le strisce blu hanno subito ritocchi, segnalati da un’interpellanza in Consiglio comunale di Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni): “Ma in una maniera molto differenziata: si paga 1,30 euro all’ora nell’area della stazione, 0,75 euro in via Schiaparelli, 2,20 euro in via Coppino. Si potrebbero riequilibrare meglio le tariffe a vantaggio dei servizi essenziali, come quelli vicini all’ospedale, e in forme meno frammentate”.
Anche Paolo Armellini (Indipendenti) critica il costo della sosta per l’ospedale, giustificata in base alla necessità di favorire il massimo ricambio possibile in una zona congestionata, tra utenti e parenti dei ricoverati: “Non c’è una persona che abiti fuori Cuneo o in Cuneo che non si lamenti del costo dei parcheggi vicini all’ospedale. Aumentare il costo favorisce il turn over, ma andare in ospedale non è come andare dal verduriere: rischi o di spendere troppo o di trovarti una multa, perché non hai previsto che in accettazione o in reparto saresti rimasto di più”.
Il Comune può farci qualcosa? No, chiarisce l’assessore alla Mobilità
Luca Pellegrino. È tutto in mano ai privati, compresa la scelta di annullare la
convenzione mensile per i dipendenti dell’Inps e dell’ospedale sul parcheggio del Movicentro, decisa dalla Sipac con un tratto di penna.
“Il problema dei centesimi è il minore tra quelli che sfortunatamente si porta dietro l’area del Movicentro” spiega Pellegrino, tratteggiando la cronistoria di una delle opere pubbliche più controverse del recente passato. A vent’anni fa risale l’accordo tra il Comune e Rfi per la realizzazione del Movicentro e l’utilizzo delle aree: nel 2005 la Barberis spa presenta una proposta per la costruzione del parcheggio multipiano in project financing. Tre anni dopo il Comune approva il progetto e lo affida al proponente, dopo una gara andata deserta.
Il 18 luglio 2009 si firma la funesta convenzione: “Una convenzione capestro, a mio modo di vedere” dice chiaro e tondo l’attuale assessore. La società guadagna la possibilità di costruire un silo per 577 posti auto (di cui 117 in subconcessione per trent’anni e il resto a rotazione) e la gestione dei parcheggi nell’area. In cinquanta pagine di accordo, di tutto questo si parla in un solo articolo, per appena due pagine e mezza: “Con due pagine abbiamo dato la gestione di una parte di città, per trent’anni, a un privato”. In cambio di cosa? “Una somma di 80mila euro, circa l’8% dell’incasso: a quei tempi Apcoa, che gestiva i parcheggi nel resto del territorio comunale, corrispondeva circa il 43%”. La somma nel frattempo si è assottigliata ancora di più, perché il Comune, pur di non far lievitare il costo dei parcheggi, ha ridotto la sua spettanza: “Siamo arrivati a incassare meno di 40mila euro l’anno. Oggi prendiamo il 63-65% dall’altra società, loro ci corrispondono il 3%”. Bell’affare.
A tutto ciò si aggiunga che il pubblico si è fatto carico anche dei vari aumenti di Iva e Imu, mentre al concessionario si garantisce il diritto di recedere quando lo voglia: “È previsto che la concessione scadrà nel 2031 per i parcheggi in superficie e nel 2041 per il silo”. Nel frattempo, c’è una flebile speranza di rivedere la convenzione a cui il vecchio accordo ha “impiccato” il Comune. Mettendolo in una posizione che Pellegrino descrive così: “Non è che abbiamo le armi spuntate: abbiamo le fionde contro i carri armati”.