CUNEO - Parla l’ex ambasciatore Pontecorvo: “Gli Usa potrebbero scaricare l’Ucraina. L’Ue deve difendersi da sé”

Per l’ex diplomatico tutto dipende dalle elezioni americane e dai piani cinesi: “Riallacciare i rapporti con la Russia? Servirà una generazione, ma possiamo convivere”

Andrea Cascioli 22/03/2023 18:00

È stata una lezione di diplomazia “in azione” quella che Stefano Pontecorvo, ex alto rappresentante Nato in Afghanistan, ha impartito al pubblico riunito ieri pomeriggio (martedì 21) nel salone d’onore del municipio di Cuneo.
 
Pontecorvo è stato fino al recente pensionamento una delle feluche più in vista nel corpo diplomatico italiano, specie in veste di inviato dell’alleanza atlantica a Kabul durante il crollo del governo Ghani e la riconquista talebana. Nel suo ultimo incarico ufficiale gestì i voli della speranza che dalla capitale afghana trasportavano rifugiati all’estero, salvando 2.100 persone. Ma non c’è solo l’Asia nel suo lungo cursus honorum, durante il quale è stato fra l’altro vicecapo missione dell’ambasciata italiana in Russia. Proprio a Mosca è diventato, come ama ricordare, “cuneese per amore”, incontrando la donna che avrebbe poi sposato.
 
Dice ora l’ex ambasciatore, a quasi tredici mesi dall’inizio del conflitto: “Ci saremmo aspettati ciò che è accaduto in Ucraina? La risposta onesta è no, ma è basata su un’errata valutazione della capacità militare russa. Non ci si aspettava nemmeno che i russi fossero così indietro dal punto di vista tattico: si credeva che sarebbero arrivati a Kiev”. Pontecorvo è convinto che la guerra russa sia stata una scommessa persa in partenza, destinata a fallire sul piano militare: “Non si improvvisa un esercito in tre mesi, nemmeno gli americani potrebbero farlo. I russi non sono in grado di addestrare, equipaggiare e portare sul campo 100mila uomini in quel lasso di tempo e infatti la grande offensiva che era stata annunciata non c’è stata”. Disorganizzazione e corruzione hanno inceppato fin dall’inizio la macchina bellica di Putin, alla quale ora comincia a mancare - per dirla con una terribile espressione - il “materiale umano”: “I russi hanno mobilitato finora solo 79mila dei 300mila uomini dichiarati. Leggendo la lista dei nomi dei ricoverati all’ospedale di Kazan, mi sono reso conto che il 70% di loro vengono dalle regioni musulmane”.
 
La storia dei soldati costretti a combattere a colpi di pala è bollata come “una balla”, ma i problemi logistici sono sotto gli occhi di tutti. Questo però non significa che l’Ucraina sia sul punto di rovesciare i rapporti di forza, spiega Pontecorvo, perché potrebbe venirle a mancare ciò che finora ne ha garantito la capacità di resistere: il sostegno americano. Negli Usa sta per iniziare la campagna elettorale per le prossime presidenziali: “Già ora possibili candidati come il repubblicano Ron DeSantis parlano del conflitto ucraino come di una guerra regionale. Se l’appoggio all’Ucraina diventa una faccenda di politica interna americana e Biden viene convinto che potrebbe perdere le elezioni per questo, è possibile che decida di abbandonare la partita. In quel caso, molti Paesi occidentali faranno lo stesso”. La guerra del resto è un salasso spaventoso anche per Washington, basti dire che “gli americani hanno già speso in un anno circa 1/3 delle risorse in più di quelle spese in vent’anni in Afghanistan”.
 
L’altro fattore cruciale è il ruolo del Dragone. L’attuale piano cinese è una mera enunciazione di principi, ma è probabile che preluda a un impegno più concreto, sostiene l’ex ambasciatore: “Credo che i cinesi si stiano posizionando per una proposta di pace vera. Non penso invece che alzeranno un dito per aiutare i russi, perché sanno che quella è la linea rossa per l’Occidente: ai cinesi serve la tecnologia occidentale, a fronte di un’economia che sta rallentando la crescita”. L’ascesa della Cina - ormai “inevitabile” - ha portato fuori dalla povertà 800 milioni di persone negli ultimi vent’anni o poco più, altri 600 milioni di poveri attendono però il loro turno: Xi conta di farli emergere grazie all’economia digitale ed è qui, secondo Pontecorvo, che l’Europa e l’Italia devono giocare le loro carte. “Con i cinesi - dice - si deve cercare un’intesa, negoziando con la nostra vera arma, ovvero la tecnologia: il livello tecnologico dell’industria italiana è superiore senza dubbio agli altri Paesi europei, è un’opportunità che l’attuale presidente del Consiglio capisce benissimo”.
 
Quello che è certo è che l’Europa, ora, può contare solo su se stessa: “Il 24 febbraio 2022 ha cambiato l’Europa in un modo di cui si parla pochissimo ma che rileva molto. Prima di allora eravamo esportatori di sicurezza e di stabilità, ora ne siamo diventati consumatori”. Questo significa che al Vecchio Continente si impone una scelta: “Mao Tze Tung diceva che il potere risiede sulla canna del fucile: o restiamo volontariamente alle dipendenze degli americani, o contribuiamo allo sforzo comune di proteggerci”. L’esperienza dell’Afghanistan, conclude l’ex inviato Nato, ci insegna qualcosa di fondamentale: “Tutto è politica: Trump si è accordato con i talebani scavalcando il governo che noi stessi avevamo installato, al costo di 2mila morti, e lo ha fatto per recuperare 2,5 punti nei sondaggi. Non si può dipendere da altri per questioni vitali della nostra sopravvivenza”. Quanto alla Russia, l’intesa non è impossibile, sebbene le ferite da rimarginare siano profondissime: “I russi sono europei e credo che con loro si possa convivere. Ma per riallacciare i rapporti con la Russia ci vorrà una generazione”.

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