Sin dal 2012, Uncem ha chiesto ai concessionari delle autostrade piemontesi di destinare una percentuale del gettito dei pedaggi incassati ai territori attraversati dalle reti. Stessa cosa per le ferrovie. Una porzione del biglietto per la manutenzione delle strade secondarie, ad esempio, ovvero per comporre il "Fondo nazionale montagna" volto a interventi di prevenzione del dissesto e sviluppo sociale ed economico del territorio.
"Così, già allora, non volevamo aumentare la spesa pubblica - spiega il Presidente Uncem Piemonte Lido Riba - Sono passati sei anni e il tema concessioni autostradali è tornato in prima pagina a seguito della tragedia di Genova. Uncem ha espresso il suo cordoglio e ha chiesto alla politica di occuparsi seriamente della questione. Abbiamo fatto, sei anni fa come oggi, una proposta operativa, di buon senso. La riprendiamo consegnandola al Ministero e ai Parlamentari affinché se ne occupino".
Quella delle autostrade, secondo la proposta Uncem, sarebbe una compensazione importante, un intervento a favore dei territori e delle reti secondarie, a fronte degli utili a otto cifre per le aziende che gestiscono le autostrade, in particolare nelle aree montane del Piemonte, attraversate dalla A32 per ben 63 chilometri (da Avigliana a Bardonecchia, oltre ai 13 chilometri del Tunnel del Frejus), dalla A6 per 50 chilometri (da Mondovì a Savona), dalla A26 per 24 chilometri (da Meina a Gravellona Toce, oltre alla Statale Anas che conduce al Sempione), dalla A7 nella zona dello Scrivia e dalla A5 per 8 chilometri (da Quassolo a Carema), dalla A26 nelle valli Alessandrine.
"Le opere viarie insistono infatti su un territorio che è il bene pubblico per eccellenza - precisa Riba - Al pari del prelievo dell'acqua potabile dalle Terre Alte, dei canoni per l'escavazione e per le cave, è necessario impostare dei ritorni economici stabili per l'insistenza delle grandi infrastrutture nelle aree alpine".
I sindaci di Comuni attraversati da reti autostradali (nessun sconto previsto per i loro cittadini) chiedono da tempo di poter avere una parte dei gettiti del pedaggio da investire nella manutenzione delle strade secondarie, senza dover continuamente far leva sui trasferimenti statali e regionali.
Una seconda parte del fondo autostrade per i territori a livello nazionale deve alimentare il "fondo nazionale montagna". Sono due necessità per evitare che dalle reti e dai pedaggi si arricchiscano sempre gli stessi gruppi societari, scavalcando territori e comunità che non beneficiano mai di quelle opere. Uncem vuole aprire un dialogo con le concessionarie che gestiscono valichi alpini e autostrade. "Una parte dei loro utili deve essere destinata alle comunità locali, alla manutenzione e alle nuove opere viarie ad esempio", spiega Paola Vercellotti, Vicepresidente Uncem Piemonte.
Le cifre parlano chiaro: sono oltre un milione i veicoli leggeri che transitano ogni anno sull'A32 e sei milioni i veicoli pesanti. Le tariffe agevolate per i residenti non sono sufficienti per compensare la lingua di cemento e asfalto che corre lungo la valle. Alcuni amministratori hanno proposto anni fa di destinare parte del pedaggio al territorio montano. Una percentuale da concordare, da destinare a interventi ambientali e per lo sviluppo.
"Questo permetterebbe manutenzione costante delle strade provinciali - prosegue Vercellotti - migliore vivibilità, maggiore sussidiarietà tra imprese, enti locali e cittadini residenti nei Comuni di tutte le aree montane piemontesi e italiane attraversate da autostrade. E il percorso va fatto anche con Trenitalia".
"Servono una gestione razionale e sicura dei trasporti - conclude Riba - nel contesto di una rete integrata, coordinata e transfrontaliera".