Alluvioni, frane, incendi, siccità, forti raffiche di vento, lo zero termico sulle Alpi a quota 5.328 metri s.l.m. Legambiente ha definito il 2023 “un anno da bollino rosso per il clima” in Italia, evidenziando una tendenza in crescita del numero di eventi meteorologici estremi. L’anno che si è appena concluso ha segnato un +22% rispetto al 2022 se si considerano i fenomeni climatici che hanno provocato danni. La spesa cresce tutti gli anni, nel 2023 si contano 11 miliardi previsti solo per le due alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana. Inoltre, secondo un’indagine di Facile.it condotta da mUp Research e Norstat, solo nell’ultimo anno circa cinque milioni di italiani hanno subito danni alla propria casa a causa del maltempo.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Città Clima di Legambiente, lo scorso anno ci sono stati 1.943 eventi con conseguenze dannose e 976 comuni colpiti nella penisola. Il Piemonte non è stato immune. Nella nostra regione si contano ventisette fenomeni meteorologici intensi, il primo il 23 gennaio a Chivasso, dove si era registrata un’intensa e lunga siccità, con dati della portata dell’acqua appena superiori alla soglia stabilita dalla legge per evitare lo stato di emergenza ambientale. L’ultimo era stato a Cassano Spinola (Alessandria) il 30 ottobre, dove si erano registrati allagamenti causati da piogge violente.
Nello specifico, nel Cuneese lo scorso anno si sono registrati fenomeni gravi di allagamento a Mondovì (31/05), trombe d’aria a Villanova Mondovì (22/06), frane da piogge intense a Chiusa di Pesio (30/04), danni da siccità prolungata in molte zone, tra cui Demonte, Moiola, Roccabruna, Macra, Venasca, Brossasco, Melle, Peveragno e Alba (09/03), danni da trombe d’aria a Vinadio (11/03) e a Marmora (10/03), danni da grandinate a Vezza d’Alba (06/07). Le conseguenze di questi fenomeni hanno causato spesso guasti irreparabili, compromettendo le coltivazioni di frutta e verdura o danneggiando pesantemente territori e infrastrutture.
Nella lista non compare la tempesta Aline, che si era abbattuta sul parco delle Alpi Marittime, in particolare sui comuni di Entracque e Valdieri, in valle Gesso, tra il 19 e il 20 ottobre provocando danni ingenti a causa delle piogge torrenziali e dei venti fortissimi. La prima stima dei danni ammonta a quasi tre milioni, per la precisione 2.915.037 euro.
Il numero dei fenomeni meteorologici intensi continua a crescere anno dopo anno. I dati dell’Osservatorio Nazionale Città Clima, disponibili dal 2018, rendono possibile l’analisi dell’andamento nel tempo. Nel 2018 i fenomeni erano stati nove, saliti a dodici l’anno seguente e a ventisette nel 2020. Nel 2021 se ne sono registrati quindici e venti nel 2022. Un dato quindi cresciuto costantemente, ad eccezione di un picco nel 2020, negli ultimi cinque anni. E il numero, secondo gli esperti, non è destinato a fermarsi.
Confrontando la situazione piemontese del 2023 con quella delle altre regioni si può evidenziare che in testa alla classifica c’è la Lombardia con 62 fenomeni meteorologici intensi, seguita dall’Emilia-Romagna (59) e dalla Toscana (44). Il Piemonte è al quinto posto, preceduto dal Lazio (30) e seguito dal Veneto (24). Al fondo, invece, ci sono Valle d’Aosta (2), Basilicata (2) e Molise (1). La posizione piemontese è peggiorata rispetto all’anno precedente: nel 2022 era settima dopo Lombardia, Lazio, Sicilia, Toscana, Campania ed Emilia-Romagna.
La situazione italiana
I fenomeni climatici intensi hanno provocato danni ai territori, spese molto elevate ancora in parte da quantificare e anche la morte di trentuno persone solo lo scorso anno. Nel nord Italia si sono registrati 210 fenomeni meteorologici estremi: è l’area più colpita di tutto il territorio nazionale, seguita dal centro (98) e infine dal sud (70). Analizzando nello specifico i fenomeni sulla base del Bilancio Città Clima 2023 di Legambiente, ci sono stati 118 casi di allagamenti da piogge intense, 82 di danni da trombe d’aria e raffiche di vento e 39 da grandinate, 35 esondazioni fluviali con danni, 26 problemi derivati da mareggiate, 21 causati da siccità prolungata, 20 situazioni con temperature estreme in città, 18 frane, 16 eventi con guasti alle infrastrutture e tre eventi con conseguenze sul patrimonio storico. Oltre al bollino rosso per gli eventi climatici, probabilmente l’anno scorso raggiungerà anche il primato per la crescita delle temperature medie mondiali.
Sono numeri allarmanti, ma come denuncia Legambiente, a tutto questo si aggiunge il fatto che l’Italia è ancora senza un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, una mancanza grave, che indica l’arretratezza italiana sul tema. I fenomeni continueranno, probabilmente peggioreranno. E non potranno essere contrastati efficacemente senza un piano strutturato che indichi come agire.