Riceviamo e pubblichiamo:
Giustamente la settimana scorsa è stato dato grande rilievo su molti organi di stampa all'inaugurazione il 23 novembre scorso del nuovo reparto di Ostetricia e Ginecologia al quarto piano dell'Ospedale S. Croce per un totale di 1225 mq, concepito con criteri innovativi, che prevedono la separazione dei percorsi con un reparto di 16 posti letto a bassa intensità per le gravidanze fisiologiche ed uno di 20 posti letto ad alta intensità, vicino a sala parto, sala operatoria (nel caso si valuti che possa rendersi necessario il parto cesareo), Pediatria e Terapia Intensiva Neonatale per le gravidanze a rischio.
Con questo intervento strutturale e organizzativo, ricordava l'autore di uno dei servizi sull'argomento, l'Ospedale S. Croce risponde in maniera sempre più qualificata al proprio ruolo di secondo Punto nascita del Piemonte con quasi il 7% dei parti di tutta la regione per un totale di 1800 parti all'anno. Ma questo risultato, sottolineava Livio Tranchida, Commissario dell'Azienda Ospedaliera, è stato possibile solo grazie all'eccellenza dei professionisti che operano nella struttura, "perchè sono i professionisti e non i muri a fare la differenza". E tuttavia occorre ricordare che in questi ultimi 20 anni molti interventi hanno consentito a queste elevate professionalità di esprimersi al meglio: il nuovo Blocco delle Sale Operatorie (e ancor prima il Bunker per la produzione dei radionuclidi) e più recentemente la Sala multidisciplinare di Endoscopia, una seconda Rianimazione (non funzionante per carenza di operatori), una RMN di ultima generazione (ed è prevista una nuova PET grazie ai fondi raccolti dalla Fondazione Ospedale Cuneo), una riallocazione ottimale della degenza di Medicina d'Urgenza. Insomma una mole di interventi che hanno richiesto investimenti per alcune decine di milioni.
Ma allora una domanda sorge spontanea: perchè le classi dirigenti regionali e locali insistono ossessivamente sulla costruzione del nuovo Ospedale a Confreria, malgrado evidenti difficoltà nell'accessibilità a tale sede, la presenza di vincoli culturali e paesaggistici ostativi e costi presumibilmente molto più elevati rispetto ad una riqualificazione dell'attuale sede, in particolare se venisse accolto il nuovo progetto di Partenariato Pubblico Privato presentato da Fininc pochi giorni fa dopo un ritardo di nove giorni sui termini e del quale non sapremo nulla fino alla Conferenza dei Servizi del prossimo marzo. E ciò malgrado il nostro Gruppo Cuneo per i Beni Comuni ed il Gruppo degli Indipendenti, grazie alla collaborazione di validi professionisti, abbiano potuto dimostrare la possibilità concreta di realizzare il nuovo Ospedale Unico di Cuneo nell'attuale sede centrale attraverso una riqualificazione completa con lieve ampliamento del S.Croce a costi dimezzati. Sottolineiamo inoltre che il Campus per gli specializzandi, la cui necessità è stata indicata con carattere di priorità dal Commissario Tranchida alla luce dell'alto numero (un centinaio) di questi operatori a sostegno dell'attività ospedaliera del personale di ruolo, era stata da noi previsto negli edifici del Carle dopo il trasferimento dei primi Reparti nella sede centrale.
Ugo Sturlese
Cuneo per i Beni Comuni