"Il ritrovamento di un cinghiale affetto da peste suina nel territorio di Mombaruzzo, primo caso in provincia di Asti, è un pessimo segnale di allarme per il comparto zootecnico, vuol dire che le misure messe in campo dalle autorità competenti non sono bastate ed ora l’allargamento della “zona rossa” lambisce territori ad alta vocazione suinicola. Se la peste suina dovesse contagiare gli allevamenti suini dell’Astigiano e del Cuneese, i danni sarebbero enormi. Bisogna evitare a tutti i costi che venga messa a repentaglio una voce così importante dell’economia piemontese". Cosi il presidente di Cia Agricoltori italiani del Piemonte, Gabriele Carenini, esprime la massima preoccupazione dell’Organizzazione agricola per il dilagare della peste suina.
"Già vent’anni fa - continua Carenini - dicevamo che la sottostima della fauna selvatica avrebbe danneggiato gravemente il comparto agricolo e l’allevamento. Oggi vediamo un immobilismo totale rispetto a quanto chiediamo da anni per l’eradicazione del problema, il grido di allarme degli agricoltori non può più cadere inascoltato, bisogna che le autorità competenti intervengano al più presto, senza più tentennamenti, abbattendo il maggior numero possibile di cinghiali. A questo punto ribadiamo che l’unica soluzione possibile è l’impiego dell’esercito ed anche per questa ragione chiediamo un incontro urgente con il commissario straordinario alla PSA, Vincenzo Caputo".