PEVERAGNO - Peveragno: salta la Sagra della Fragola, ma la produzione è buona

Passato il lockdown le vendite sono in ripresa. Le voci dei produttori agricoli, tra aumento dei costi di produzione e ricambio sulla manodopera del settore

Redazione 08/06/2020 08:30

Tra le tante manifestazioni che salteranno per evitare ‘assembramenti’ di persone in questo 2020 caratterizzato dal coronavirus, s’iscrive anche la Sagra della Fragola di Peveragno. Il tradizionale appuntamento che si ripete da una sessantina d’anni avrebbe dovuto svolgersi in questi giorni con promozione del prodotto e del territorio, attività agricole incluse. Nonostante lo stop l’oro rosso di Peveragno, diventato simbolo della zona, sembra non conoscere crisi. Tra gli stessi produttori, non certo vocati all’ottimismo, come da antica tradizione locale contadina, traspare una certa soddisfazione, con un prodotto di ottima qualità e vendite che vanno bene, a prezzi adeguati.
 
Lo conferma Domenico Paschetta, presidente della cooperativa ‘Agrifrutta’: “Va benino. Dopo momenti altalenanti. Durante il lockdown con l’invito ad evitare gli spostamenti le vendite non sono andate benissimo: si preferivano prodotti a lunga conservazione. Poi è noto che la fragola, fresca e dissetante, si consuma, soprattutto, con temperature più alte, con il caldo, l’arrivo dell’estate”“La nostra produzione entra nel suo apice a fine maggio, in ritardo rispetto alle regioni del Centro-Sud - continua il coltivatore -. Quest’anno ci siamo trovati in anticipo rispetto alla Sagra. Sarebbe stato difficile trovare adeguata quantità di prodotto, per quella che, comunque, resta una grande occasione di promozione, anche turistica, da riprendere non appena possibile”.
 
Gli anni d’oro, che tanti guadagni hanno portato agli agricoltori peveragnesi e dei campi ai piedi della Bisalta sono passati. “Sono aumentati i costi di produzione ed il ricambio sulla manodopera del settore”.
 
Cinzia Garro, nota anche come ex presidente della Pro Loco peveragnese, conduce un’azienda agricola in via del Gavotto, in regione Agnella, dove coltiva soprattutto piante della varietà ‘Aprica’, tutte in salute sotto la copertura antigrandine. “C’è una cosa che voglio puntualizzare, che non sempre il consumatore capisce: ogni varietà ha il suo gusto particolare e la sua pezzatura - esordisce -. Noi, attualmente, abbiamo Clery, Aprica, Letizia e la, precoce, Alba. Il raccolto è incominciato a fine aprile”.
 
“Progressi sono stati fatti anche sulle 'rifiorenti', le fragole che producono per tutta l’estate, sin ai freddi autunnali - continua la donna -. Rispetto al passato quelle attuali sono più morbide e saporite. Il mio consiglio è di provarle tutte e trovare quella che più incontra i propri gusti personali”.
 
“Noi ricordiamo i tempi della Gorella, sana e saporita, robusta, che restava in produzione tre anni (a volte persin quattro), producendo da sola i propri ‘piantini’, senza costi di acquisto. Sono alcuni anni che vediamo queste colture fuori suolo, su canaline, con impianti di irrigazione, ma ci lasci dire che continuano ad impressionarci”, spiega Andrea Garro, fratello di Cinzia. "Usiamo un terriccio che si può trovare in commercio od amalgamare, formato, circa, da compost per il 60% e da torba per il 30%, con un 10% di perlite per ‘ammorbidire’, poi concimiamo. In questo modo riusciamo ad avere appezzamenti in produzione per due anni, limitando i costi”.

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