Paolo Bongioanni, presidente del Gruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio regionale del Piemonte, è intervenuto sulla deliberazione approvata sul futuro piano di edilizia sanitaria regionale, che è “un passo importante, utile a far partire un percorso che, indubbiamente, richiederà diversi anni e coinvolgerà molte realtà, a partire dagli enti locali e da chi opera nella sanità tutti i giorni (quindi tutto il personale socio-sanitario), con i quali sarà indispensabile avere un dialogo proficuo al fine di ottimizzare il lavoro inerente a queste future edificazioni”. Quali sono gli aspetti a cui fa riferimento il capogruppo di FDI? “In primis, gli aspetti socio-economici, ovvero l’impatto che una struttura come un nuovo ospedale può avere sulla comunità, anche in termini di ricadute economiche e sociali sul territorio. Non va dimenticato che un ospedale genera indotti importantissimi in una città”. In seconda battuta, sono importanti i contenuti: occorre fare in modo che gli ospedali vengano “attrezzati a dovere dal punto di vista sia delle stutture e servizi, che del personale operante, facendo sì che la struttura possa dialogare in maniera ottimale con la rete territoriale della medicina, che vedrà, grazie al PNRR, la possibilità di molte case di comunità e di centrali operative territoriali, che dovrebbero fare funzionare in modo più appropriato la rete territoriale della medicina, anche auspicando che a livello nazionale si possa agire per migliorare il sostegno alla medicina generale, primo filtro tra paziente e ospedale. Un dettaglio che, lo si è visto specialmente nella prima parte della pandemia, è sin qui mancato”. Secondo Paolo Bongioanni sarà essenziale, una volta individuata la modalità con cui si finanzieranno queste operazioni, poter contare sulla certezza di queste risorse, visto che si dovrà competere con altre regioni per ottenerle, a partire da quelle del Centro-Sud, al quale il PNRR già destina ingenti risorse, peraltro sottraendo diverse decine di milioni al Piemonte per le case di comunità, che verranno coperte in modo diverso. In riferimento alla provincia di Cuneo, il consigliere ha evidenziato che “la costruzione di due nuove strutture, una per servire il bacino del Saviglianese-Saluzzese, l’altra per il capoluogo, è un grande segnale di come la Regione Piemonte intenda investire su questi due territori e le risorse più cospicue andranno a Cuneo per l’hub di secondo livello”. Tuttavia, accanto all’edilizia sanitaria serve portare, di concerto con le altre regioni, “proposte utili a livello nazionale per migliorare e riformare la sanità, partendo ad esempio dall’abolizione del numero chiuso per le facoltà di Medicina, migliorando la qualità e la natura dei contratti di lavoro per il personale sanitario, chiarendo in modo più accurato la distinzione tra operare in regime di sanità pubblica e in regime di sanità privata convenzionata. Se si saprà fare tutto questo, allora l’edificazione dei nuovi ospedali potrà contare davvero su basi solide e sarà accompagnata da un progresso generale della sanità regionale, che dovrà avere in Azienda Zero un forte coordinatore e che dovrà essere accompagnato da un piano socio-sanitario rinnovato e studiato anche per far fronte a qualsivoglia problema sanitario”.