CUNEO - Piazza Europa, “Cédric il Cedro” scrive ai cuneesi: “Dal 1970 vostro concittadino”

Oggi la manifestazione delle opposizioni contro l’abbattimento. Circola, intanto, un “amarcord” firmato da uno dei dieci alberi

Andrea Cascioli 21/06/2024 15:25

È un messaggio che ha preso a circolare in queste ore sulle chat di Whatsapp, diffuso da un autore che preferisce restare anonimo. Parla “a nome” degli alberi di piazza Europa, come aveva fatto un lettore della nostra testata. Anzi, per la precisione: a nome di uno di loro - non importa quale -, ribattezzato Cédric il Cedro.
 
Ai cuneesi il cedro dell’Atlante “parlante” indirizza una lettera aperta che è un amarcord di oltre mezzo secolo di vita cittadina, vissuti attraverso i cambiamenti di costume e i fatti piccoli e grandi che hanno interessato la piazza. La stessa dove questo pomeriggio, a partire dalle ore 16, si danno appuntamento gli oppositori del progetto di riqualificazione del Comune che prevede l’abbattimento delle alberature.
 
Di seguito il testo del messaggio:
 
Amici, io c’ero.
 
C’ero nel 1973, l’anno della crisi energetica, quando centinaia di cuneesi facevano la coda al benzinaio di piazza Europa. C’ero nel 1974, quando sotto i miei rami passarono i cittadini che tornavano dai seggi dopo il referendum sul divorzio. C’ero nel 1976, quando decine di auto si riversarono sulle strade in seguito alla voce di un terremoto che avrebbe dovuto colpire Cuneo - per fortuna, mai avvenuto.
 
Ho vissuto le vostre preoccupazioni e le vostre gioie.
 
Mi sono trovato nel 1982 circondato da mille bandiere tricolori, ho festeggiato con voi la vittoria dell'Italia ai mondiali. E di nuovo nel 2006, ho osservato un po' incredulo frotte di cuneesi che si buttavano entusiasti nella fontana di piazza Europa. C’ero quando i giovani iniziarono ad andare in giro con i walkman ascoltando “Vamos a la playa” e “Tropicana”. Ho salutato i corridori della prima Stracôni, nel 1979, e li ho aspettati con gioia ogni anno, da allora. Ho visto i capelli dei ragazzi che sciamavano dai licei allungarsi, accorciarsi, colorarsi di mille tonalità, secondo la moda del momento. Ho visto i pantaloni a zampa di elefante, le salopette, i denim con le toppe. C’ero quando gli Stati Uniti ritirarono le truppe dal Vietnam, quando Pertini divenne presidente della Repubblica e quando cadde il muro di Berlino.
 
I miei rami si sono caricati di fiocchi bianchi con la grande nevicata del 1985 e con quella del 2006. Sono sopravvissuto all'alluvione del 1994, quando la pioggia continuava a scendere e sembrava non smettere mai. Ma poi è tornato il sole. Ho osservato con tristezza chiudere l’acqua alla fontana, ho assistito a concerti, manifestazioni, comizi, e alle mille cadute sulla pista da pattinaggio. Mi sono riempito di coriandoli al passaggio del Carnevale e vi ho dato riparo nell’afa di agosto.
 
Ho vissuto con voi i cambiamenti di piazza Europa, l’alternarsi dei negozi sotto i portici, le luminarie natalizie. Ho visto la vita della città scorrere sotto ai miei rami. E l’ho amata.
 
Dal 1970 vostro concittadino,
 
Cédric il Cedro
 
 

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