Chiudere, una volta per tutte, il discorso sulla realizzazione di un parcheggio interrato in piazza Europa. Lo chiedono le opposizioni cuneesi con un ordine del giorno congiunto siglato da sinistra civica, Indipendenti, Lauria e gruppi del centrodestra.
Una volta archiviato quel percorso progettuale, alla luce del flop dell’asta per l’acquisto dei box tenutasi la scorsa primavera, si potrà aprire tramite bando un concorso di idee per la riqualificazione dell’intero sagrato della piazza. Le minoranze chiedono però che i futuri progetti siano vincolati alla conservazione dei dieci cedri dell’Atlante, oltre che alla
“coerenza con l’obbiettivo fondamentale del PUMS (Piano Urbano della Mobilità sostenibile) di riduzione della mobilità privata su gomma del 5% e di diversione auto vs bici del 5,5%”. Su questo punto non c’è accordo, dal momento che, come precisato dalla sindaca
Patrizia Manassero nell’ultimo Consiglio comunale,
il destino degli alberi è ancora da decidere, nonostante il capitolo parcheggio sia archiviato
de facto - ma non ancora in via ufficiale.
Le opposizioni parlano di una volontà da parte dell’amministrazione di ottenere “una sorta di scalpo vegetale compensatorio della sconfitta subita” e puntano il dito in particolare contro Centro per Cuneo e i “santi Pellegrini” (l’assessore Luca Pellegrino e il capogruppo consiliare Vincenzo Pellegrino), ironicamente nominati “protettori dei viaggiatori su gomma, ma nemici giurati dei cedri”. Su piazza Europa, ricordano le minoranze, è pendente anche il ricorso al Tar di un’associazione “circa le ambiguità relative alla esistenza o meno della strada che contorna ad ovest la piazza, oggi affrontate dalla giunta con una semplice variazione delle mappe e non con una variante apposita o in sede di progetto esecutivo, come prescritto dall’organo amministrativo”.
Dubbi sul nuovo progetto - per cui sarebbero comunque
garantiti i 3,3 milioni del governo, stanziati a suo tempo col Piano Periferie - aleggiano anche in considerazione del fatto che il Comune dovrebbe elaborarlo
“senza al momento prevedere forme di consultazione più larghe della cittadinanza”. I consiglieri di minoranza tornano a sfoderare un cavallo di battaglia, cioè il fatto che la loro azione sia sostenuta
“da un consenso elettorale maggioritario su questo tema specifico”. Ormai da oltre sei anni, aggiungono, la questione si trascina
“fra palesi distorsioni procedurali, non osservanza delle prescrizioni del bando “Periferie”, frequenti cambiamenti progettuali, ricorsi al TAR da parte dei cittadini”. Ma la polemica, come si vede, è ancora lungi dall’essere conclusa.