Il ritorno sugli sci può attendere. Lo ha stabilito il ministro della Salute Roberto Speranza, con un’ordinanza che ha posticipato al 18 gennaio il
termine per la riapertura degli impianti, fissato in precedenza al giorni 7.
Una decisione in linea con quanto domandato nei giorni scorsi dagli assessori di regioni e province autonome interessate dalla decisione, tra cui il Piemonte: questi ultimi si dicono ora “soddisfatti della decisione del ministro Speranza”. Quella di lunedì 18, sostengono i governanti locali, è “una data di apertura credibile e seria” per consentire all’economia della montagna di ripartire in sicurezza.
Si attende ora la definitiva validazione del Comitato Tecnico Scientifico al protocollo che regolerà l’accesso alle piste. Il CTS chiede di fissare un tetto del 50%, analogo a quello previsto per il trasporto pubblico, per ovovie e cabinovie. Nelle seggiovie senza calotta si manterrebbe il 100% di capienza, fermo restando l’obbligo di indossare la mascherina. Oltre alla questione degli impianti di risalita, a preoccupare sono le prescrizioni sugli skipass per i quali dovrà essere stabilito un numero chiuso: un problema di non facile soluzione, obiettano i gestori, specie nei comprensori vasti dove sono più scarse le possibilità di controllare i flussi effettivi di traffico.
Il vero punto su cui i comprensori dovranno organizzarsi è quello di stabilire un numero chiuso, quindi un tetto di skipass vendibili. E questo può essere un problema di difficile gestione, soprattutto in comprensori vasti e collegati tra loro, quindi con scarsa possibilità di controllare i flussi effettivi di traffico. Allo stesso modo dovranno essere implementati i metodi per gestire le file e l'acquisto degli skipass.