Si chiama Css (combustibile solido secondario) ed ha sostituito il più noto Cdr (combustibile solido da rifiuto). E’ il rifiuto avviato in combustione nei cementifici al quale i tecnici hanno dedicato un lungo studio relativo alla produzione e al suo utilizzo. I risultati finali sono stati illustrati dagli esperti del Dipartimento Arpa di Cuneo in Provincia lunedì 3 dicembre, alla presenza dei rappresentanti di tutte le ditte produttrici del Css, del cementificio e del Comitato termotecnico italiano (Cti). Gli esiti dell’incontro sono stati molto interessanti sotto il profilo ambientale, anche grazie al confronto tra i valori ottenuti con le migliaia di analisi effettuate dai laboratori chimici sia privati che pubblici. Si tratta di dati significativi anche a livello nazionale, tant’è che gli esiti della sperimentazione cuneese saranno trasmessi alla Regione Piemonte e al Ministero dell’Ambiente, che ne seguono gli sviluppi.
L’iter è partito tempo fa dalla Provincia con lo scopo di stabilire le procedure tecniche relative al campionamento, all’analisi, alla valutazione di conformità ed alla formazione dei lotti omogenei, per il cosiddetto Css, rifiuto avviato in combustione. Obiettivo: garantire un orientamento univoco per i gestori che operano sul territorio cuneese. La procedura, che intendeva colmare le criticità emerse dall’applicazione del decreto ministeriale 22 del 2013, è stata approvata nel settembre 2014 in accordo con il cementificio di Robilante ed i produttori del Css nella Granda. Prevedeva due anni di analisi, determinazioni di vari parametri (metalli, microinquinanti, etc), ponderazioni circa le modalità di preparazione del materiale e i controlli da eseguire, per verificarne la conformità ai criteri gestionali alle specifiche tecniche previste dalle autorizzazioni integrate ambientali (Aia) ed alle esigenze di tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
Sono emersi risultati importanti. Innanzitutto si è scoperto che, data l’estrema eterogeneità del Css, devono ancora essere approfonditi gli aspetti di controllo analitico dello stesso ed in particolare le modalità di preparazione dei campioni da sottoporre ad analisi. Considerato il modo con cui si produce il Css (che si ricorda è ottenuto miscelando la frazione secca leggera ottenuta dalla separazione dei rifiuti solidi urbani essiccati con altri rifiuti di elevato potere calorifico come le plastiche) occorre porre particolare attenzione al tipo di plastiche utilizzate che devono essere le più “pulite” possibili, per evitare contaminazioni da metalli (cadmio, antimonio, etc). Lo studio ha adottato un nuovo metodo statistico per l’applicazione dei limiti di accettabilità degli inquinanti nel Css, valido a garantire un corretto controllo qualitativo dello stesso che può essere considerato sostitutivo e più cautelativo di quanto dispone il decreto ministeriale del 2013. Di conseguenza, verranno ridefiniti i piani di monitoraggio e controllo sia dei produttori del Css che dell’utilizzatore, tenendo conto di alcune semplificazioni proposte dagli stessi.
La Provincia, dal canto suo, ha ribadito l’importanza della collaborazione fra i vari soggetti allo scopo di raggiungere gli obiettivi di autosufficienza provinciale e di gestione integrata dei rifiuti, ponendo particolare attenzione al mantenimento di un alto livello di tutela ambientale. Fra l’altro, è stata ribadita la necessità di una raccolta differenziata il più possibile attenta e responsabile, per garantire la miglior qualità ambientale dei rifiuti sottoposti a trattamento nelle piattaforme consortili che producono poi il combustibile solido secondario (Css).