È dedicato “Barbaroux”, avvocato e giurista cuneese vissuto tra fine Settecento e metà Ottocento, il nuovo libro curato dall’avvocato Mario Rosso. Il volumetto è stato presentato martedì 15 maggio al Centro Incontri della Provincia di Cuneo alla presenza dell’assessore alla Cultura del Comune di Cuneo Cristina Clerico. Assente per impegni imprevisti il presidente della Provincia, Federico Borgna.
Il conte Giuseppe Barbaroux (Cuneo, 1772 – Torino, 1843) è noto per il monumento a lui dedicato che campeggia al centro dell’attuale piazza Galimberti, omaggio dei cuneesi nel 1879 per onorare uno dei loro più illustri concittadini che lavorò al processo di creazione dell’Italia. L’autore del volume Mario Rosso ne ha tratteggiato il ritratto storico ed umano, sottolineandone le doti professionali di grande competenza giuridica e l’onestà di pensiero che sempre lo caratterizzarono.
Barbaroux era di origini francesi, ma nacque e visse a Cuneo. Collaborò con i Savoia, a partire da Vittorio Emanuele a Carlo Felice fino a Carlo Alberto che nel 1831 lo incaricò di metter mano alla riforma post restaurazione dello Stato Sabaudo. L’Italia sarebbe nata da lì a poco e Barbaroux ne preparava l’avvio. Nel suo ruolo di ministro Guardasigilli e presidente di una Commissione per la revisione dei codici, riformò il Codice dello Stato sabaudo realizzando la riforma della parte civile per lo Statuto Albertino e portando avanti la revisione del codice penale e quella del codice penale militare. Un’impresa durata un decennio che si rivelò anche un compito ingrato per le calunnie e le critiche che gli costarono, a conferma del fatto che in ogni epoca storica non è mai facile impegnarsi nelle riforme. Concluse infine anche la revisione del codice commerciale, ma nel 1843, isolato e incompreso, Barbaroux pose tragicamente fine alla sua esistenza a Torino dove è sepolto nel cimitero monumentale.
La sua riforma dei codici ha rappresentato per l’epoca un importante progresso giuridico e un passo fondamentale di cambiamento e di crescita sociale, “il massimo e il meglio che si poteva ottenere”, come ha ricordato l’autore del libro citando anche altri due giuristi ed avvocati cuneesi, Giacinto Borelli e Duccio Galimberti, che lavorarono in epoche diverse per ristabilire il primato della legge e far crescere la democrazia in Italia. Barboroux fece molto anche per la sua città natale, tanto da ottenere che Cuneo diventasse sede di una diocesi indipendente a partire dal 1817. Il volumetto, 75 pagine, è introdotto da un breve scritto del presidente Borgna e stampato dal Centro Stampa della Provincia di Cuneo.