Nel IV trimestre 2024 la produzione industriale in provincia di Cuneo ha segnato una discreta crescita (+1,5%) rispetto all’analogo periodo del 2023, dato superiore rispetto a quello regionale (-1,0%). Guardando alle singole performance trimestrali del 2024, emerge quanto segue: I trimestre +0,4%, II trimestre +2,0% e III trimestre +1,8%. La produzione dell’industria manifatturiera provinciale ha realizzato una variazione tendenziale media annua del +1,4%; nel 2023 fu del +1,9% e nel 2022 del +2,4%. L’incremento della produzione industriale nel IV trimestre 2024 si associa all’aumento degli ordinativi esteri (+1,8%), seguiti dagli ordinativi interni e fatturato (+1,6%). In flessione la performance dal fatturato estero (-0,5%). Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 64,52%.
Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla 213ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nei primi mesi del 2025, con riferimento ai dati del periodo ottobre-dicembre 2024, e ha coinvolto 1.839 imprese industriali piemontesi di cui 283 cuneesi per un totale di 13.287 addetti e un valore pari a circa 4,3 miliardi di euro di fatturato.
"L'analisi congiunturale del quarto trimestre di quest'anno ci regala dei dati positivi ma l'incertezza continua a farla da padrona. Il 2024 si chiude con una variazione tendenziale annua positiva dell'1,4% ma caro energia, misure protezionistiche e guerra dei dazi minacciano la crescita. Tutte queste turbolenze globali impongono alle aziende di aprirsi a nuovi mercati, confidando che si rafforzi il ruolo dell'Europa nello scenario internazionale” afferma il presidente della Camera di Commercio di Cuneo Luca Crosetto.
Esaminando i risultati ottenuti nel IV trimestre 2024 si riscontra che la buona dinamica della produzione industriale ha interessato in particolare le industrie tessili dell’abbigliamento e delle calzature e le alimentari che hanno rispettivamente chiuso con +5,3% e +4,1%, seguite dalle altre industrie manifatturiere con +1,3% mentre le industrie metalmeccaniche hanno registrato un -1,0%. Nelle classi dimensionali d’impresa, l’output ha fatto registrare variazioni differenziate. La parte del tessuto manifatturiero che mostra performance migliori è rappresentata dalle aziende di medie dimensioni (numero di addetti compreso tra le 50 e le 249 unità) con +3,2%, seguite dalle piccole imprese (10-49 addetti) con +2,1% e dalle microimprese (meno di 9 addetti) con +1,8%. Mentre le più grandi (oltre 250 addetti) hanno riportato una flessione del 5,2%.
Nel corso del 2024 in provincia di Cuneo un’impresa manifatturiera su tre, oggetto del campione, ha condotto investimenti mentre oltre la metà, al di là del caro energia, non lo avrebbe comunque previsto; le medesime percentuali si ripetono sulle previsioni 2025. Per ben 7 imprese su 10 gli investimenti nel 2024 hanno riguardato macchinari e attrezzature, a seguire i fabbricati e gli elaboratori, i sistemi elettronici e gli impianti fissi. Le proporzioni si ripetono su quelli previsti per il 2025. Per oltre la metà del campione i canali di finanziamento utilizzati per gli investimenti si traducono in autofinanziamento e per 4 imprese su 10 in credito bancario.
Nel triennio 2022/2024 un quarto delle imprese intervistate ha investito nell’innovazione di prodotto, di processo e in quelle organizzative, mentre 6 imprese su 10 affermano di non aver apportato innovazioni; le innovazioni introdotte nel 2024 riflettono quelle del biennio con un’attenzione, da parte del 10% delle aziende, a quelle di marketing. Nel suddetto triennio oltre due terzi di chi ha introdotto innovazioni lo ha fatto in macchinari, attrezzature e impianti tecnologicamente avanzati, mentre un’impresa su tre in software e/o hardware e in attività di ricerca e sviluppo svolte all’interno dell’impresa. Un terzo delle imprese oggetto del campione, nel triennio, afferma di aver effettuato investimenti a maggior risparmio energetico, idrico e/o minor impatto ambientale nei processi produttivi. La percentuale cala a poco più del 20% se si guarda al futuro e dunque al triennio 2025/2027. Oltre il 40% sostiene che, nel precedente triennio, non ci siano state limitazioni o impedimenti all’innovazione, mentre per un’impresa su tre hanno inciso i costi troppo elevati e la mancanza di risorse finanziarie.